Il Falso della Sacra Sindone

di Reverendo SenzaDio su L'ora di religione il 5 Giugno 2008, 16:03

La conquista di Costantinopoli del 1204 rivelò all’Occidente la cornucopia di reliquie conservate nei santuari di Bisanzio. Comprate o trafugate dai crociati, in breve tempo esse andarono ad arricchire il patrimonio di meraviglie sacre conservate nelle chiese medioevali, per l’elevazione spirituale dei fedeli e materiale del clero. Miracolosamente sopravvissute nei millenni, le memorie del Vecchio Testamento erano sorprendenti: la mensa di Abramo; la scure con cui Noè costruì l’arca, e il ramoscello d’ulivo riportato dalla colomba dopo il diluvio; le tavole della legge e la verga di Mosè; la manna e l’arca della Santa Alleanza; tre delle trombe con cui Giosuè fece crollare le mura di Gerico; il trono di David …
Altrettanto incredibili erano i reperti del Nuovo Testamento: la mangiatoia di Betlemme; ampolle col latte della Madonna e l’ultimo respiro di San Giuseppe; il cordone ombelicale e otto prepuzi di Gesù bambino; i suoi denti da latte, più vari frammenti di unghie e peli di barba; le pietre sulle quali fu circonciso e battezzato; le lettere che avrebbe scritto di proprio pugno; i dodici canestri della moltiplicazione dei pani; il famoso Santo Graal, cioè il calice dell’ultima cena; il catino in cui Cristo lavò i piedi agli apostoli, e il panno con cui li asciugò; la clamide scarlatta, la corona di spine, lo scettro di canna, il flagello e le orme dei suoi piedi di fronte a Pilato; la Veronica col suo volto; la cenere del falò acceso dopo la rinnegazione di Pietro; molti chiodi della croce, e un numero enorme di suoi frammenti di legno; in miracoloso contrasto con essi, la croce tutta intera, ritrovata nel 326 dalla madre di Costantino; la spugna, l’aceto, la canna e la punta della lancia del centurione; il marmo su cui il corpo fu deposto, con i segni delle lacrime della Madonna; la candela che illuminava il sepolcro; il dito che l’apostolo Tommaso mise nel costato; la pietra dell’assunzione al cielo …
Benché alcune di queste reliquie siano (state) conservate nelle basiliche più sacre della Cristianità, da Santa Maria Maggiore a San Giovanni in Laterano, chiunque argomentasse seriamente oggi a favore della loro attendibilità storica verrebbe quasi sempre preso per matto. Quasi, ma non sempre, almeno a giudicare dai milioni di fedeli accorsi a Torino a vedere la Sindone durante l’ostensione da poco conclusasi. O meglio, una delle quarantatré Sindoni di cui si ha notizia: alcune con immagini, e altre no; molte andate distrutte da incendi e, come già ironizzava Calvino, prontamente rimpiazzate; una, quella miracolosa di Besançon, distrutta per ordine del Comitato di Salute Pubblica durante la Convenzione Nazionale della Rivoluzione Francese.
La Sindone di Torino, un telo di lino di circa quattro metri per uno, apparve per la prima volta nel 1353 presso Troyes, nel cuore della regione di Chartres e Reims, famose per le loro cattedrali. Il telo reca una doppia immagine, fronte e retro, di un cadavere nudo, rappresentato secondo i canoni e le proporzioni dell’arte gotica dell’epoca: figura rigidamente verticale, gambe e piedi paralleli, tratti del viso più caratterizzati di quelli del corpo. La presenza di segni di ferite in perfetto accordo con il racconto evangelico della passione poteva far supporre che quella fosse un’immagine impressa dal corpo di Cristo sepolto, stranamente mai menzionata nei testi sacri, né rappresentata iconograficamente nel primo millennio.
Nel 1389 il vescovo di Troyes inviò però un memoriale al papa, dichiarando che il telo era stato “artificiosamente dipinto in modo ingegnoso”, e che “fu provato anche dall’artefice che lo aveva dipinto che esso era fatto per opera umana, non miracolosamente prodotto“. Nel 1390 Clemente VII emanò di conseguenza quattro bolle, con le quali permetteva l’ostensione ma ordinava di “dire ad alta voce, per far cessare ogni frode, che la suddetta raffigurazione o rappresentazione non è il vero Sudario del Nostro Signore Gesù Cristo, ma una pittura o tavola fatta a raffigurazione o imitazione del Sudario”.
Alla testimonianza storica del pontefice di allora, evidentemente diverso da altri suoi successori, possiamo oggi aggiungere la conferma scientifica della datazione al radiocarbonio effettuata nel 1978 da tre laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, su incarico della diocesi di Torino e del Vaticano: la data di confezione della tela si situa tra il 1260 e il 1390, e l’immagine non può dunque essere anteriore. Stabilito che la Sindone è un artefatto, rimane da scoprire come sia stata confezionata.
L’immagine è indelebile, essendo sopravvissuta sia a ripetute immersioni in olio bollente e liscivia effettuate nel 1503 in occasione di un incontro tra l’arciduca Filippo il Bello con Margherita d’Austria, sia al calore di un incendio del 1532, che la danneggiò in più punti. Inoltre, è negativa (le parti in rilievo sono scure, quelle rientranti chiare), unidirezionale (il colore non è spalmato), tridimensionale (l’intensità dipende dalla distanza tra la tela e la parte rappresentata), e ottenuta per disidratazione e ossidazione delle fibre. Siamo dunque di fronte non a una pittura ma a un’impronta, che certo non può essere stata lasciata da un cadavere.
Dal punto di vista anatomico, infatti, le immagini frontale e dorsale non hanno la stessa lunghezza (differiscono di quattro centimetri), ma hanno la stessa intensità, benché il peso sia tutto scaricato sul retro; l’avambraccio destro è più lungo del sinistro; le braccia sono piegate ma le mani ricoprono il pube, il che richiederebbe una tensione delle braccia o una legatura delle mani; le dita sono sproporzionate, e l’indice e il medio sono uguali; posteriormente si vede l’impronta del piede destro, benché le gambe siano allungate.
Dal punto di vista geometrico, l’impronta stereografica lasciata da un corpo o da una statua sarebbe distorta e deformata, soprattutto nella faccia: l’esatto contrario della raffigurazione veristica della Sindone. Solo un bassorilievo di poca profondità può lasciare un’impronta simile. Non è naturalmente possibile sapere con certezza come si sia passati dall’uno all’altra, ma non è necessario scomodare i miracoli. Anzitutto, qualunque calco sarebbe automaticamente negativo e unidirezionale.
Per quanto riguarda la tridimensionalità, ci sono due possibilità naturali. La prima è stata riprodotta dall’anatomopatologo Vittorio Pesce Delfino, che l’ha descritta in E l’uomo creò la Sindone (edizioni Dedalo). Basta scaldare un bassorilievo metallico a 220 gradi e appoggiarvi brevemente un telo, per ottenere un’immagine dal caratteristico colore giallastro della reliquia: lo stesso delle bruciature da ferro da stiro. La tridimensionalità è causata da una duplice trasmissione del calore: per contatto diretto in alcuni punti, e per convenzione a distanza in altri. Le foto del libro mostrano come anche una rudimentale e brutta figura sia in grado di lasciare un’impronta sorprendentemente simile alla Sindone.
La seconda possibilità è descritta dal chimico Luigi Garlaschelli nel delizioso libretto Processo alla Sindone (Avverbi), e rende anche conto di due fatti aggiuntivi: sulla reliquia sono state trovate tracce di colore, e le riproduzioni antiche mostrano un’immagine più intensa di quella attuale. In questo caso l’impronta è ottenuta ponendo il telo sul bassorilievo e strofinandovi sopra dell’ocra in polvere, come si fa col carboncino sulla carta. Col tempo il colore si stacca, e lascia un’impronta fantasma residua come le foglie negli erbari.
A ciascuno dei fatti oggettivi che abbiamo esposto è naturalmente possibile opporre opinioni soggettive, invocanti cause naturali o soprannaturali, nel tentativo di ricondurre la ragione alla fede. La più fantasiosa fra quelle avanzate, tra pollini e monetine, è certamente l’ipotesi che imprecisati fenomeni nucleari avvenuti all’atto della resurrezione atomica di Cristo abbiano modificato la struttura del telo, cospirando a falsarne la datazione in modo da farla coincidere proprio con il periodo della sua apparizione storica. Evidentemente, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Coloro che invece hanno orecchie per intendere, intendono: il fatto miracoloso non sussiste, e il caso è chiuso.

(Piergiorgio Odifreddi, Repubblica sabato 25 novembre 2000)

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Case inutili

di SKA su Satira il 30 Maggio 2008, 18:19

“Attualmente ci sono 3 mila ordini israeliani di demolizione di abitazioni palestinesi in Cisgiordania, che possono essere eseguite in via immediata e senza preavviso”
“Il rapporto specifica che le case da demolire sono situate nella cosiddetta «Area C», che comprende il 60% del territorio cisgiordano, e che gli isrealiani mantengono sotto il loro controllo.”
Da quanto appreso dalle agenzie gli abitanti palestinesi dell’Area C non avrebbero pagato l’ICI.

Seriamente parlando: leggete questo breve documentario sulla demolizione delle case palestinesi

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L’Italia razzista secondo Amnesty International

di SKA su ControInformazione il 29 Maggio 2008, 13:06

4 pagine interamente dedicate allo stato dei rapporti umani nel Belpaese. Non è un onore e qualche tempo fa ci si sarebbe stupiti di vedere l’Italia con tutta questa sequela di rilievi, vediamo cosa dice il rapporto 2008 presentato lo scorso 27 Maggio da Amnesty International a riguardo della situazione italiana.
Discriminazione e xenofobia
“Nel corso del 2007 e della prima metà del 2008, diversi esponenti politici locali e nazionali hanno usato un linguaggio discriminatorio nei confronti dei rom e dei migranti. Nello stesso periodo si sono susseguiti provvedimenti dichiaratamente a protezione della “sicurezza”, in realtà prevalentemente orientati a facilitare l’espulsione dei cittadini dell’UE e dei migranti irregolari.”
Ma non è una questione della “destra”. Amnesty porta come esempio anche una frase di Walter Veltroni: “prima dell’ingresso della Romania nell’Unione europea, Roma era la metropoli più sicura del mondo”, e ancora: “Se si sta in Europa bisogna starci a certe regole: la prima non può essere quella di aprire i boccaporti e mandare migliaia di persone da un Paese europeo all’altro”.
Mentre Gianfranco Fini il 4 Novembre 2007: “C’è chi non accetta di integrarsi, perché non accetta i valori e i principi della società in cui risiede”. E riferendosi ai Rom: “mi chiedo come sia possibile integrare chi considera pressoché lecito e non immorale il furto, il non lavorare perché devono essere le donne a farlo magari prostituendosi, e non si fa scrupolo di rapire bambini o di generare figli per destinarli all’accattonaggio. Parlare di integrazione per chi ha una ‘cultura’ di questo tipo non ha senso”.
Il 6 Novembre l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati rilevava lo “stato di tensione nei confronti degli stranieri alimentato negli anni anche da risposte demagogiche alle tematiche dell’immigrazione messe in atto dalla politica”, mentre il giorno dopo si prevedeva quello che è poi successo. Una “caccia alle streghe” contro i cittadini rumeni e in particolare contro i rom. Che si è poi verificato nelle settimane scorse con il pogrom a Napoli.
Poi la critica dei “metodi da SS per gli immigrati che recano disturbo” incitati da un consigliere comunale di Treviso, le condizioni di “segregazione di fatto” in cui vivono i rom in Italia e per la diffusione dell’odio e della retorica anti-rom proveniente dalla politica.
Collaborazione con la Libia
Vengono chieste delucidazioni sulla collaborazione italiana con la Libia che “non ha ratificato la Convenzione sullo status di rifugiato, non ha una procedura di asilo e si macchia ogni anno di gravi violazioni dei diritti dei rifugiati e dei migranti, tra cui la detenzione arbitraria e le violenze contro i migranti detenuti, comprese le donne”. Ma soprattutto ci viene chiesto cosa accade in mare alle persone fermate nei pattugliamenti congiunti con la Libia, date le dichiarazioni rilasciate sul finire dello scorso anno da Gheddafi, che ha affermato di voler attuare deportazioni di massa. N.B. Con il decreto legge di rifinanziamento delle missioni italiane all’estero, il governo Prodi ha destinato alla collaborazione con la Libia oltre 6 milioni e 200 mila di euro. Il decreto è stato convertito in legge dal Parlamento il 13 marzo 2008.
Torture e Maltrattamenti
I casi segnalati sono quelli di Bolzaneto, al G8 2001; in Val di Susa nel 2005, e le morti di Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino e Gabriele Sandri. Gravi le critiche nei confronti dell’Italia che non si è ancora adeguata alla normativa stilata dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura, tant’è vero che nel nostro codice penale non è stato ancora introdotto uno specifico reato di tortura il che ha portato a gravi episodi di abusi non puniti da parte delle forze di polizia.
Commercio di armi e bambini soldato
Viene rilevato come l’Italia sia ancora tra i primi esportatori di armi in zone di guerra, ma soprattutto in zone in cui vengono sfruttati bambini come soldati. Lacune legislative sottolineate, che da una parte pongono delle sanzioni sull’esportazione di armi a fini bellici, ma dall’altra non pongono alcun limite sull’esportazione delle stesse a livello civile o in base allo stato dei diritti umani violati. Quindi non esiste alcun divieto di vendita di armi, all’estero, ai minorenni. Infatti “l’Italia, tra il 2002 e il 2006, ha venduto armi alle forze armate delle Filippine per 1,6 milioni di euro e della Colombia per 2,3 milioni di euro”, che utilizzano bambini-soldato.
Ma i dati economici non finiscono qua: “tra il 2002 e il 2007, l’Italia ha autorizzato l’esportazione di armi leggere e di piccolo calibro verso soggetti privati o statali delle Filippine per € 7.169.863, in Afghanistan per € 3.189.346, e in Colombia per € 1.027.196, nonché verso soggetti privati o statali, nella Repubblica Democratica del Congo per € 179.582, in Nepal per € 18.321, in Uganda per € 10.088, in Burundi per € 9.017, e in Ciad per € 1.756.”
L’Italia contribuisce di fatto ad alimentare guerre e violazioni dei diritti umani.

Rapporto Amnesty International 2008 relativo all’Italia (in Italiano)
Rapporto Amnesty International 2008 relativo all’Italia (in Inglese)

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Brutti, sporchi e cattivi

di SKA su Notizie Commentate il 22 Maggio 2008, 21:40

Come ho avuto modo di dire anche a casa Pas l’Associazione Nazionale Magistrati in merito al reato di clandestinità afferma che è ”inutile e dannoso” ed aggiunge che “non ci sara’ nemmeno un’espulsione in piu” e che la norma avrà “costi enormi” determinando “un’ingestibile appesantimento delle strutture giudiziarie”.
Da domani circa 650.000 immigrati, molto più spesso lavoratori che “delinquenti”, diventeranno de facto latitanti e soggetti “penalmente rilevanti”. Da sbattere in carcere, ma con un processo. Che paghiamo noi. Una cosa che ha effettivamente senso.
Ma soprattutto: che cosa cazzo vuole la magistratura? La giustizia mica è cosa loro.
E’ cosa nostra.
Update from 56k: Maroni ammette l’idiozia e predisporrà la non retroattività della pena. L’invasione dei tribunali però, con relativi costi, rimane lo stesso.

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Emendamento Tv, always the same Mr. B.

di SKA su ControInformazione il 22 Maggio 2008, 18:39

Giusto pochi giorni fa parlando del Ministero scomparso delle Comunicazioni si diceva di come gli interventi in materia di comunicazione – tanto cari agli interessi di casa – sarebbero passati tra un decreto e l’altro, come prassi burocratica.
Ed infatti tra un’abolizione ICI, l’inserimento del “reato di clandestinità” (eh?) e promesse di nuove centrali nucleari scatta anche un piccolissimo emendamento che dovrebbe recepire la direttiva 2002/20/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 7 marzo 2002. La direttiva che – in soldoni – ordinava all’Italia di inviare sul satellite una Rete del gruppo Mediaset (Rete 4, perchè trasmette in regime di autorizzazione provvisoria) e di far entrare nel mercato Europa 7, perchè vincitrice in più sessioni di cause contro lo Stato italiano ed ha quindi acquisito la concessione a trasmettere su frequenza nazionale. Parziale spiegazione dell’iter lo trovate qua
L’emendamento è l’8.015, “recante disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee”.
Anzichè recepire ciò che è stato sancito l’emendamento in questione si limita, nuovamente, a fotografare e mantenere ingessata la situazione attuale. Esattamente come successe nel ’94 con la Legge Mammì e nel ’97 con la legge Maccanico (entrambi poi dichiarate incostituzionali dalla Corte Costituzionale).
Nell’emendamento si legge, all’Art.3

“La prosecuzione nell’esercizio degli impianti di trasmissione è consentita a tutti i soggetti che ne hanno titolo, anche ai sensi dell’articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, fino alla scadenza del termine previsto dalla legge per la conversione definitiva delle trasmissioni televisive in tecnica digitale, nel rispetto del programma per il passaggio definitivo alla trasmissione televisiva digitale di cui al comma 5 e dell’attuazione del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze.

.
Significa che fino alla scadenza dei termini previsti per il passaggio delle frequenze al digitale terrestre, Rete 4 – così come gli altri soggetti aventi diritto – potrà continuare a trasmettere indisturbata.
Il termine ultimo è il 2012, per ora.
Veltroni parla di opposizione Dura.
Esattamente come quella del 2003.

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Compatibilità

di SKA su Satira il 20 Maggio 2008, 12:00

Paolo Romani dice: “Sostengo una cosa banale e ovvia: chi dice solo parte della verità, non è un giornalista compatibile con il servizio pubblico “, riferendosi a Marco Travaglio
Mentre in riferimento al corrotto Agostino Saccà dice :”credo che Agostino Saccà meriti pienamente di tornare a fare quello che faceva in Rai”.
Il ragionamento è questo : corrotti dentro, giornalisti non allineati fuori
E’ la RAI a non essere compatibile con la RAI.

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Economia dei rapporti sociali

di SKA su La dimanche des crabes il 17 Maggio 2008, 07:15

Per rapporti sociali intenderemo quelli appartenenti alle fasce sentimentali più vaste e facilmente percepibili, ossia l’amore e l’amicizia. Chiamato successivamente solo rapporto.

Teoria del 50%
Partiremo da un assunto di base che chiameremo “Teoria del 50%”. Un rapporto in cui vi sia un sostanziale squilibrio tra offerta (ciò che io do all’altro, in termini di gesti veri e propri o tangibili solo a livello sentimentale) e domanda (ciò che ricevo) – e viceversa – è destinato all’inefficienza e quindi al fallimento sul mercato della vita. Quella che in questo caso sarebbe la nostra “efficienza allocativa” o “ottimo paretiano” è la condizione in cui i due soggetti raggiungano un equilibrio il più vicino possibile al 50% tra domanda ed offerta, ossia l’equità. Il rapporto sarà duraturo, basato su reciproco rispetto e la profonda convinzione di entrambi i soggetti che ognuno potrà sempre contare sull’altro.
In definitiva una sorta di do-ut-des incondizionato.

Concorrenza, Monopolio ed Oligopolio
La concorrenza nei rapporti sociali è solitamente una condizione svantaggiosa. Lo è di certo in amore, causa di dissapori, incomprensioni, litigi e gelosia. Lo è in maniera meno accentuata in amicizia. In amore la condizione ottimale è quella di Monopolio, nel rapporto non esistono sostituti. Può anche essere poco duraturo nel tempo, ma la condizione di fedeltà e rispetto ad un unico soggetto è la più efficiente. In amore l’oligopolio è la condizione più inefficiente.

In amicizia invece l’oligopolio è considerabile la condizione ottimale. Gli stretti rapporti d’amicizia in monopolio sono destinati all’usura e le barriere all’entrata dovute al forte radicamento con cui di solito vengono stabilite le amicizie rendono difficoltosa la sostituzione di un rapporto d’amicizia in monopolio. Il regime di oligopolio consente di allocare la propria offerta a più soggetti e ricevere domanda a pari condizioni. Se un amico decide di uscire dal proprio mercato, ce ne sarà un altro disposto a soddisfare la domanda. In regime di oligopolio in amicizia, solitamente, chi tende a richiedere solo domanda senza non porre sul mercato la propria offerta viene escluso perchè considerato inefficiente ed un “peso morto” che grava sul bilancio. Sul mercato dell’amicizia ognuno deve fare la sua parte.

Sul mercato dell’amicizia possono rientrare i soggetti a condizione 0%/0%, ossia quelle che comunemente vengono chiamate conoscenze. Solitamente le conoscenze sono elementi marginali che non richiedono nè spese nè costi, anch’essa considerabile quindi come condizione di ottimo. I rapporti occasionali con le conoscenze consentono di godere appieno dei momenti, senza aspettative da ambo le parti.

La gelosia in amore è una barriera all’entrata.
Invidia, astio, rancore ed arroganza sono pressochè considerabili delle esternalità negative e portano all’uscita del mercato uno dei soggetti.

Disoccupazione
Nella nostra esposizione la Disoccupazione è intesa come una condizione di assenza di rapporti, che con un termine più comune chiameremo Solitudine.
In amore – in generale- la Disoccupazione è una condizione frequente, mentre in amicizia è una condizione più difficile da raggiungere, ma realmente esistente soprattutto in età adolescenziale e durante l’anzianità.
In amore si può entrare ed uscire dalla condizione di Disoccupazione molto spesso, soprattutto se si instaurano rapporti inefficienti secondo la Teoria del 50%. In amicizia – partendo dall’assunto oligopolistico – la disoccupazione è più che altro “stagionale”. Rapporti di amicizia possono durare nel tempo, ma nel momento in cui falliscono si aprono settori di mercato da ricoprire. Restano comunque gli altri attori del mercato oligopolistico a supportarci.

In amore è molto frequente la condizione di disoccupazione frizionale, ossia quel lasso di tempo di solitudine tra un rapporto che si conclude ed uno nuovo. Durante il periodo di disoccupazione frizionale però la concorrenza diventa l’opportunità principale: in una cerchia di possibilità più o meno ampie chi ha le caratteristiche più affini alle nostre vince. Lo status di disoccupato frizionale è, nel breve termine, soddisfacente: consente di avere legami fugaci con costi minori e benefici maggiori. Anche in amicizia la disoccupazione frizionale può avere la sua importanza: se uno o più amici decidono di escluderci, lasciandoci soli, la concorrenza dovrà o potrà sopperire a quella mancanza.

Nei casi di fallimento del sistema concorrenziale la disoccupazione frizionale diventa strutturale, sia in amore che in amicizia, e fondamentalmente si rimane soli.

Inflazione
L’inflazione nei rapporti sociali avviene quando il proprio valore sociale si abbassa notevolmente, mentre il livello generale subisce conseguenzialmente un aumento sostenuto. L’inflazione in questo caso, a differenza del termine economico stretto, ha valore solitamente soggettivo: un’inflazione percepita, quindi. Siamo noi stessi che consideriamo il nostro valore inferiore rispetto a quello generale. Così come può succedere, in casi border-line, che la collettività consideri un singolo soggetto “di poco valore” mentre qualcun’altro – anche fosse una sola persona – può pensare l’esatto contrario. Per questo è soggettiva e quindi percepita.

I rapporti sociali, come l’economia, sono soggetti a clamorosi fallimenti così come a notevoli benefici. E’ sempre bene valutare con accuratezza gli investimenti e se effettivamente riescano a soddisfare le nostre aspettative, tutte le spese connesse al protrarsi di un rapporto non soddisfacente e deleterio, valutare se l’interruzione di un rapporto possa considerarsi vantaggioso o meno.

In caso di difficoltà da tenere presente che le esternalizzazioni in questo caso non servono a nulla, ma gli investimenti all’estero possono essere molto soddisfacenti.

L’autore ci tiene a precisare la scarsa serietà, a discapito dell’apparenza, con cui è stato redatto questo articolo. Prendetelo sul serio, ma non troppo. E tirate lo sciacquone dopo l’utilizzo, grazie

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Schifani Brokers

di SKA su Notizie Commentate il 14 Maggio 2008, 14:19

Mi scrive tale Sandro.
“[…]ho atteso molti giorni per vedere sul vostro sito un commento, anche ironico, sulla questione Travaglio-Fazio ma ad oggi sembra che una questione di una gravità così forte non vi tocchi. Non sarà che siete passati dall’altra parte? O magari fate spallucce in difesa di un mafioso come i nuovi alleati della destra, cioè i neo-democristiani di Veltroni? Vi divertite ad offendere il Santo Padre, ma quando c’è da tirare fuori le palle veramente vi nascondete.[…]”
(Prima e dopo premesse e convenevoli)
Rispondo a Sandro.
Tralascio la questione delle offese al Santo Padre, che al massimo possono essere chiamate “giuste osservazioni”. Così come quella sulle “parti”. Non c’è una parte da cui stare, da piccolo e spesso ingenuo commentatore l’unica parte che tento di prendere è quella di ciò che è vero, contro ciò che è falso. Che in Italia non sempre significa il giusto.

Sull’ormai tediosa questione Travaglio-Fazio-Schifani c’è ben poco da aggiungere, casomai da togliere. Bisogna scremare tutta una serie di minchiate e parole al vento che allontanano dal nodo principale e dall’unica domanda che andrebbe posta, con prove e controprove: è vero o non è vero che l’attuale Presidente del Senato Renato Schifani abbia avuto rapporti con boss ed esponenti mafiosi, tra i quali Mandalà, Benny D’Agostino e Giuseppe Lombardo?

Se è vero, Schifani dovrà risponderne facendo chiarezza sulla questione. Se non è vero, è giusto che Travaglio (ma anche Abbate e Gomez) paghino per eventuali querele.
Querele – quelle a Travaglio – tanto paventate da una miriade di agenzie, ma che nel concreto non esistono. Così come lo Schifani non ha sentito la necessità di querelare per le informazioni contenute nel libro “I Complici” dei già citati Abbate-Gomez. Il primo, peraltro, ha rogne ben più grosse di queste.
Partendo da questo bisogna presumere che Travaglio si sia limitato a citare un fatto, veramente svoltosi. Che quei fatti citati abbiano rilevanza penale e politica è ancora un altro paio di maniche, nonostante la cagnara PDL-PD voglia buttare tutto nello stesso focolare.
Non mi dilungo in ulteriori citazioni e spiegazioni, lascio un po’ di link.
Biografia di Renato Schifani tratta da “Se li conosci li eviti”
Lettera di Travaglio a Repubblica
Non Alzate quella Pietra di LaPrivataRepubblica
Il bravo giornalista chiede permesso su Xantology

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La Birmania dimenticata

di SKA su ControInformazione il 12 Maggio 2008, 12:44

C’era un tempo, che sembra ormai lontano, in cui la Birmania (Myanmar) sembrava essere qui vicino quasi dietro l’angolo. Su internet i blogger – sempre questi cazzo di blogger – urlavano/urlavamo l’uno più forte dell’altro per far capire a tutti gli altri che “io sono più solidale di te, tiè” – vedi il post di Kiappone. A quel tempo conveniva essere solidali, perchè i giornali ne parlavano.
Oggi che la tragedia a Myanmar è ancora più grave tutti muti: 220.000 morti circa, blocco degli aiuti da parte degli USA. I giornali ne parlicchiano, dai telegiornali la Birmania-Myanmar è sparita. Oggi se non sei visibile, non esisti.
Non avrei trovato parole migliori, per cui faccio mie le parole de La Privata Repubblica:

“Quando le tonache zafferano sfilarono all’ombra delle dolorose pagode birmane, lo scorso settembre, il mondo intero ebbe un sussulto. “Lo fanno per la democrazia! Viva la libertà! Supportiamo la rivoluzione mettendo un bel ribbon sui nostri blog, servirà tantissimo ai monaci!” Il risultato è noto: il moto popolare affogato nel sangue (come già era successo nel 1988), il flusso informativo paralizzato – si, persino nell’era di internet – e la Birmania schiacciata in maniera ancora più opprimente sotto il tallone d’acciaio della junta criminale.

Passati i mesi, la notizia finiva nell’oblio: i blogger toglievano i banner dalle loro colonne; la comunità internazionale tentennava, come al suo solito, senza riuscire ad imporre alcunchè ai generali; il regime si consolidava, preparando il prossimo referendum costituzionale farsa. Ora il Myanmar è un inferno sommerso dalla furia rabbiosa ed implacabile degli elementi. Il ciclone Nargys ha spazzato via interi villaggi di cartapesta, ha reclamato decine di migliaia di vite umane, ha reciso in maniera probabilmente definitiva il rapporto tra il paese ed il resto del mondo, già di per sè molto labile, e l’ha fatto precipitare in una crisi umanitaria gravissima, dagli esiti drammatici ed imprevedibili.

Lo sapevamo già, ma pazienza

Ovviamente la colpa del ciclone non può essere imputata ai militari. Ma la negligenza e l’impreparazione delittuose, quelle si. Nessun cittadino birmano sapeva infatti che cosa si sarebbe abbattuto sul delta dell’Irrawaddy. Nessuno sapeva che Rangoon e dintorni sarebbero diventati un cumulo acquitrinoso di macerie e di cadaveri.

Eppure già dal 29 aprile, tre giorni prima della tragedia, i bollettini della marina e dell’aviazione statunitensi avvertivano che una violenta tempesta si sarebbe abbattuta sul Myanmar sudoccidentale, così come aveva lanciato l’allarme, due giorni prima, anche il dipartimento meteorologico dell’India.

Ma i militari non si sono curati dell’allerta: a parte messaggi molto generici trasmessi alla televisione di stato, non è stata predisposta nessuna evacuazione, nessuna misura di precauzione o di prevenzione. Data la particolare conformità del terreno birmano e la fatiscenza delle infrastrutture, il dramma non aspettava altro che la sua consumazione.

Continua a leggere su La Privata Repubblica “Questa non è un’uscita”

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Nuove droghe

di SKA su Satira il 10 Maggio 2008, 18:05

Ratzinger lancia il monito: “attenzione che il sesso può diventare una droga”
E ve lo dice uno che si fa le pippe sugli annuari del catechismo.

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Ministeria #1 – Scajola e Comunicazioni

di SKA su Notizie Commentate il 9 Maggio 2008, 15:27

Non ho ancora avuto modo di parlare della meravigliosa squadra di governo del Berlusconi IV, inizio un mini-riassunto oggi. Un po’ a caso.
Ministero delle Comunicazioni: parto da questo perchè – non so se ci avete fatto caso – ma è sparito. Completamente assorbito dal Ministero per lo Sviluppo Economico capitanato dal mitico Claudio Scajola.
Arrestato nel 1980 per concussione aggravata in relazione ad una vicenda di appalti per il Casinò di Sanremo, poi assolto.
Era al Ministero dell’Interno ai tempi del G8 e dichiarò che fu “costretto a dare ordine di sparare” sui manifestanti, ritrattando qualche giorno dopo.
Poco prima della morte di Marco Biagi, nonostante le insistenti richieste, gli tolse la scorta.
Dopo la morte dello stesso Biagi – ad una domanda sulla figura centrale dell’economista- rispose: “Non fatemi parlare. Figura centrale Biagi? Fatevi dire da Maroni se era una figura centrale: era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza“.
Si dimise un mese dopo.
Ora è a capo di un Ministero “fantasma” che grazie al Ministro Gasparri fece gli interessi del padrone di Mediaset. Oggi, per evitare i clamori del passato, la disciplina in tema di Comunicazioni passerà come prassi burocratica senza schiamazzi.

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Firme inutili

di SKA su Notizie Commentate il 7 Maggio 2008, 14:52

In un pezzo di oggi su Macchianera Filippo Facci – che ogni tanto si ricorda di fare il giornalista – scrive che che le firme raccolte per il V2-Day sono inutili, dato che per regolamento non si possono presentare firme referendarie nei 6 mesi successivi alle consultazioni elettorali. Tutto vero. Ma dice anche che non ha parlato nessuno.
Invece ne aveva già parlato Francesco Costa il 25 Aprile. Spreco di carta, ed anche volendola vedere nell’ottica del “moto di protesta” è comunque inutile. Una bolla di sapone.

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DelegifiClub

di SKA su Satira il 7 Maggio 2008, 01:12

Calderoli Ministro della Delegificazione. E già di per sè fa ridere
In realtà però la delegificazione viene interpretata da molti come devolution, non è così.
Serve soltanto a spostare la legiferazione su alcune materie in mano al Governo, per rendere più snella l’attività parlamentare, tramite regolamenti.
Il primo regolamento del nuovo ministro è già in fase di elaborazione e sarà dedicato alle ronde leghiste:
Art 1. La prima regola del fight club è che non si parla del fight club.
Art. 2 La seconda regola del fight club è che non si parla del fight club.
Art. 3 La terza regola del fight club è otto uomini per combattimento.

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Governi assennati

di SKA su Satira il 3 Maggio 2008, 09:18

Riconfermare Calderoli come Ministro sarebbe tanto assurdo quasi quanto fare Schifani Presidente del Senato.
– Calderoli è odontotecnico. Ha capito che la sua strada era la politica quando ha curato una carie ad un ginocchio.
– Calderoli ha la faccia da leghista
– Calderoli non è così. E’ che l’hanno disegnato male.
– C’è questo luogo comune che l’ultima legge elettorale l’abbia scritta Calderoli. Quanta disinformazione, Calderoli non sa neanche leggere.
– Calderoli è contro i musulmani, anche se in realtà lui con un burqa addosso farebbe la sua porca figura.
– E pensare che ad una sfida di simpatia con Gheddafi, Calderoli vince a tavolino.
– Stiamo pur sempre parlando della Libia, quella che non ha mai firmato la convenzione di Ginevra. Quella che ha ancora la pena di morte. Quella che fece l’accordo con Berlusconi per un nuovo gasdotto in cambio del rimpatrio dei clandestini, in barba al diritto d’asilo.
– Se non faranno Calderoli Ministro in cambio ci danno due capre, stavolta.

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I favori di Lombardo

di SKA su ControInformazione il 30 Aprile 2008, 19:29

Nella preparazione dei miei soliti articoli oggi mi sono imbattuto in una notizia che mi ha lasciato con un palmo di naso, pur nella sua banalità.
Mi sono ritrovato a maneggiare un vero e proprio “Libro mastro” del clientelismo appartenente a Raffaele Lombardo ed al suo MPA.
L’inchiesta/articolo è in esclusiva per CrimeBlog e potete leggerlo da qua: Il libro dei favori di Raffaele Lombardo
Il “Libro dei favori” non è pubblicabile liberamente per problemi di privacy. Buona lettura.

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Pio le ferie per il ponte

di Tetris su L'ora di religione il 25 Aprile 2008, 22:20

Per strada, che casino. Tutti in fila. Fermi. Si riparte, poche centinaia di metri a 90 e poi fermi di nuovo. E così via.

Nel posto, un’atmosfera strana. Si respira aria viziata: è strano quando si è all’aperto, nel bel mezzo di una piazza enorme. Un odore acre, di sudore. No: un fetore di marcio, di peste, come di vomito caduto sul pavimento e mai pulito.
Il sudore della gente che mi gironzola attorno, come impazzita, che si struscia, mi investe: un mucchio di anime cieche, impaurite, come me d’altronde, dal vuoto. E così via.

E’ la curiosità che mi ha spinto a fare questo viaggio, per verificare fino a che punto la malcelata falsità può venire propagandata, ribaltandone completamente tutto il significato. Ognuno di noi, dico sempre io, ha la libertà di scegliersi il modo migliore con cui vuole essere preso in giro.

L’uomo mascherato è lì, supino, invisibile, ma non esiste. Anzi, non è mai esistito, pertanto non è mai morto. Però mi guarda, e ride. Di gusto, istericamente. Se non me ne vado presto tutto questo mi porterà alla follia. Quella stessa follia che portava quella donna di Delfi a gridare e ad agitarsi, che inarrestabile roteava, con le mani e le dita tese e le braccia spalancate. Ella rappresentava la Superstizione. Era lei a quel tempo il sole che girava attorno al mondo. E continua tuttora a farlo.

Venditori a destra e a sinistra urlano verso la calca, sempre impazzita, sempre più in trance, che corre in tutte la direzioni da tutte le direzioni. Solo io resto fermo.
Alla fine mi faccio anch’io prendere dall’entusiasmo e acquisto qualcosa. Anch’io. Giusto un ricordo di questa giornata: una piccola bottiglietta di acido fenico. Era là, tra le cornici dorate e i santini. Così, giusto per dire “Ci sono stato anch’io”.

Mi chiedo se sia un caso che quest’ anno il ponte tra il 25 Aprile e il 1 Maggio sia capitato proprio all’indomani dell’inizio dell’esposizione della salma riesumata. Ma ha poca importanza. Meglio non pensare. Mai.
Ripartendo trovai molto traffico. E così sarà. Per un po’.

Scritto da Tetris per coloro che hanno occhi per intendere.

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Qui soltanto il corpo, non l’anima, ma l’idea vive

di SKA su La dimanche des crabes il 25 Aprile 2008, 05:34

Umberto Ricci

Carceri di Ravenna, mattino 23.08.1944
Ai miei genitori ed amici,
quando questa vi sarà giunta (se lo sarà) io sarò già passato fra i molti. Io so cara mamma, che avrai passato molto dolore, tu mi amavi moltissimo anche perchè ero il tuo demonio, il figlio che ti faceva arrabbiare ma che ti dava pure tante soddisfazioni. Vedi mamma, io non ho nulla da rimproverarmi, ed ho seguito la mia strada per l’idea, detto senza mascheramenti, val la pena di viverla, di combattere, di morire. Nell’idea muoio!
Ora ciò che più mi sorprende è la mia calma; non avrei mai creduto che di fronte alla mia morte certa riuscissi a ragionare ancora così: deve essere il mio forte ideale che mi sorregge. E’ dalla sera del 17 o del 18 che sono nelle loro mani. Se dovessi raccontare specificatamente tutte le forme di torture usatemi avrei 6 mesi a soffrire. L’altro ieri in un’ultima analisi mi hanno iniettato 4 punture che mi hanno reso semiincosciente. Queste punture non hanno fatto altro che diminuirmi la vista di cui ne risento ancora.
Un’altra cosa che mi sorprende è la mia forte costituzione fisica. Nonostante la mia malattia in corso ho resistito eroicamente. Ora mi pongono qui perchè si rimarginino e sgonfiano tutte le mie ferite che ho per il corpo. Indi mi presenteranno al pubblico appeso ad un pezzo di corda. “Io ho l’onore di rinnovare qui a Ravenna l’impiccagione”, però non ho nessuna paura della morte, quando penso che sono già morti Gigi e Arrigo gli amici, senza contare che come me sono morti per un’idea politica, la morte non la temo!
Vorrei tanto una cosa: vorrei che il mio corpo fosse restituito ai miei parenti e tumulato vicino a quello di Arrigo e che anche Gigi fosse tumulato vicino a noi.
Saremmo certo un bel trio.

Ore 14 dello stesso giorno
Ho una febbre da cane. Faccio sforzi immani per ragionare e per scrivere. E’ venuto più volte il cappellano; mi ha detto se mi volessi confessare: ho risposto di no; comunque ho accettato la conversazione da uomo a uomo.
Vorrei pure che nel marmo del mio tombino fossero incluse queste parole: “Qui soltanto il corpo, non l’anima ma l’idea vive”. Dopo di ciò i miei amici e parenti aggiungeranno ciò che vogliono. Ripenso ancora alla forza del mio corpo e per simpatia penso alle ragazze che lo rifiutarono perchè malaticcio. Rivedo te, carissima Elsa, che tanto mi hai amato se pure ingenuamente e puramente, con disinteresse che mai altra donna arrivò a tanto.
E tu, tu più di tutti o mamma ora penso. Penso al tremendo dolore che ti dò. Sopportalo, pensa che tuo figlio era un titano che non ha mai pianto, che tutto ha sopportato. Sopporta pure tu con coraggio e se puoi ama la mia stessa idea perchè in essa troverai me. Ora penso soltanto ad una cosa ed è che uccidendomi essi non fermeranno il corso della storia; essa marcia precisa ed inesorabile. Io me ne muoio calmo e tranquillo.
Ma essi che si arrogano il diritto saranno tranquilli?

Carceri, Ravenna 24.8.1944
Un’altra notte è passata. Sono ormai 6 giorni dalla mia cattura. Io credo di essere vicino alla mia fine; se non è oggi sarà domani. Spero che le forze non mi abbandoneranno – vorrei tanto essere forte fino all’ultimo momento. Andreani, il capo dei fascisti di Ravenna ha voluto parlare con me, a bando l’interrogatorio. Abbiamo parlato della guerra fino a giungere alla politica post-bellica. E’ stato inferiore in quanto che la Germania sta perdendo su tutti i fronti. A sentir lui ha ancora delle speranze. Io non lo credo sincero.
Le carceri sono quasi piene per causa mia – di qui io denoto la grande ripercussione avuta negli ambienti fascisti. Il popolo quello che è qui dentro piagnucola, ma se non arriva a portare la massa sulla via della rivolta per questa via, per altra via non si arriverà mai. Mi hanno ricondotto alla “Sacca” che sarebbe il luogo delle torture, ma è sopraggiunto il Prefetto e han dovuto sospendere. Sono stato riportato qui io ho il presentimento che mi impiccheranno di sera verso le 20 quindi ogni volta che si avvicina l’ora, mi metto in tacita attesa.
Ora sono le 18 circa, se passano ancora 3 ore forse arriverò a domani. Ne avrei piacere perchè un tenente ha detto che sarebbe venuto per discorrere un po’ con me. A proposito vi dirò che fin dall’inizio mi hanno preso per un personaggio importante del nostro partito, sebbene io abbia sempre sostenuto di essere un semplice militante. Spesse volte mi passa per la testa l’idea della salvezza mi dico se per caso venisse stanotte a liberarmi con qualche stratagemma un gruppo di partigiani.
Ma per essere più calmo mi faccio passare dalla testa tali idee.

Renzo

Caro papà,
benchè non sia nato nel tuo stesso letto e non porti il tuo nome, sono riconoscente di quanto hai fatto per me nella vita terrena. Sono sull’orlo della vita terrena e mi involo nel più alto dei cieli. Tu che sei un uomo di alti sentimenti, sappi che tuo figlio muore per un alto ideale, per l’ideale della Patria più libera e più bella.
Dì al mio vero papà che lo perdono di tutto il male che ha fatto e che questo lo stimoli ad essere un uomo onesto nella vita.
Caro papà, tutta la mia riconoscenza te la esprimo col mio cuore: caro papà, sappi che non ho amato come mio insegnante di vita laboriosa ed onesta altro che te.
Scusami se ti scrivo in questa maniera ma queste sono parole che mi escono dal cuore in questo trieste e nello stesso tempo bel momento di morte.
Col cuore straziato di lascio baciandoti caramente.
Tuo per sempre figlio, Renzo

Arturo Gatto

Topolino mio caro,
è il tuo papà che ti scrive, il tuo papà che ti ha voluto tanto bene anche se qualche volta è stato severo. Non mi vedrai più Mary, ma non dimenticarmi. Ricodarmi spesso e con orgoglio. E’ la politica che mi uccide, ma tuo papà non è stato ladro nè assassino.
Vogli bene alla mamma, te lo raccomando. Studia e fatti onore. I miei compagni non ti abbandoneranno.
Io ti benedico, Mary. Bacia la mia foto e prega per me. Ogni sera prima del sonno mandami un bacio.
Il tuo papà non piange, non piangere neanche tu.
Ama la mamma e la tua casa.
Conforta il dolore della mamma e baciala tanto per me.
Ti abbraccio forte e ti bacio.

Testimonianze tratte dal libro “Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli, Ed. Einaudi
Ed un grazie al mio migliore amico Emanuele per avermi regalato tanti anni fa quel libro, che sfoglio e leggo per ricordarmi che un tempo in Italia c’erano anche persone ancora degne di stima.

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Poltrone sicure

di SKA su Satira il 23 Aprile 2008, 21:02

La sinistra sarà anche scomparsa dal Parlamento, ma alcune poltrone sono ancora assicurate.
Quelle di Vespa.

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Come abolire l’ICI dalla prima casa e non penalizzare i comuni

di SKA su Notizie Commentate il 18 Aprile 2008, 17:49

La magia dell’abolizione dell’ICI sulla prima casa presentata, tra scintille e fuochi d’artificio, da Berlusconi e Tremonti (come fecero già nel 2001) potrebbe in realtà portare serie conseguenze per le entrate tributarie dei comuni. Ma questo si sapeva già.

In questo articolo de La Stampa il costo complessivo da “assorbire” per i comuni equivarrebbe a 2,2 miliardi di euro, una cifra spropositata a cui si potrebbe far fronte soltanto alzando altre entrate tributarie. E’ la solita storia della coperta: ti copri il collo, ma lasci scoperti i piedi.

Per dare uno sguardo generale alle cifre toccate da questa manovra, sia nei confronti dei contribuenti che nei confronti dei comuni, leggete l’ultimo paragrafo dell’articolo. L’ICI tocca percentuali significative nei grandi comuni, che potrebbero diventare vitali nei piccoli.
Il risparmio per i cittadini sarebbe notevole, sempre che non vi siano aumenti delle addizionali come già successo in passato.

Ed ecco il metodo indolore: ripristinare l’ICI per gli immobili della Chiesa.
E tutti sarebbero felici e contenti. Come infatti ho avuto modo di scrivere qui ma soprattutto qui la Chiesa Cattolica gode dell’esenzione totale dell’ICI relativamente ai fabbricati destinati in via esclusiva all’esercizio del culto e le relative pertinenze, ed anche per gli immobili adibiti a scopi commerciali, purchè “sia mantenuta una piccola struttura destinata ad attivitá religiose.”

Citando nuovamente le informazioni contenuti in quegli articoli ed in parte tratti dal libro “Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)” l’esenzione del pagamento dell’ICI per la Chiesa fa perdere ai comuni una cifra stimata attorno ai 2 miliardi e 250 milioni di euro..

A conti fatti: togli 2,2 dall’ICI sulla prima casa, aggiungi 2,5 alla Chiesa e tutti son contenti.

Beata ingenuità, eh?

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Cosa penso del nuovo Presidente del Consiglio

di SKA su ControInformazione il 16 Aprile 2008, 15:04

Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi.
E’ una costola del vecchio regime. E’ il più efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la Lega faceva cadere il regime, lui stava nel Mulino Bianco, col parrucchino e la plastica facciale. Lui è un tubo vuoto qualunquista.
Ma non l’avete visto, oggi, tutto impomatato fra le nuvole azzurre?

Berlusconi è bollito. E’ un povero pirla, un traditore del Nord, un poveraccio asservito all’Ulivo, segue anche lui l’esercito di Franceschiello dietro il caporale D’Alema con la sua trombetta. Io ho la memoria lunga.
Ma chi è Berlusconi? Il suo Polo è morto e sepolto, la Lega non va con i morti.
La trattativa Lega-Forza Italia se l’è inventata lui, poveraccio. Il partito di Berlusconi neo-Caf non potrà mai fare accordi con la Lega. Lui è la bistecca e la Lega il pestacarne.
Berlusconi mostra le stesse caratteristiche dei dittatori. E’ un kaiser in doppiopetto. Un piccolo tiranno, anzi è il capocomico del teatrino della politica. Un Peròn della mutua. E’ molto peggio di Pinochet. Ha qualcosa di nazistoide, di mafioso. Il piduista è una volpe infida pronta a fare razzia nel mio pollaio.
Berlusconi è l’uomo della mafia. E’ un palermitano che parla meneghino, un palermitano nato nella terra sbagliata e mandato su apposta per fregare il Nord.

La Fininvest è nata da Cosa Nostra.
C’è qualche differenza fra noi e Berlusconi: lui purtroppo è un mafioso. Il problema è che al Nord la gente è ancora divisa tra chi sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora.
Ma il Nord lo caccerà via, di Berlusconi non ce ne fotte niente.

Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del Nord che sono morti a causa della droga. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini, fondata da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che poi è riuscito a tenersi tutta la baracca. In quella stessa banca lavorava anche il padre di Silvio e c’erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra.

Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli fece il progetto Italia e c’era il buon Berlusconi nella P2. Poi nacquero le Holding. Come potrà mai la magistratura fare il suo dovere e andare a vedere da dove vengono quei quattrini, ricordando che la mafia quei quattrini li fa con la droga e che di droga al Nord sono morti decine di migliaia di ragazzi che ora gridano da sottoterra? Se lui vuole sapere la storia della caduta del suo governo, venga da me che gliela spiego io: sono stato io a metter giù il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l’ho abbattuto.

Quel brutto mafioso guadagna soldi con l’eroina e la cocaina. Il mafioso di Arcore vuole portare al Nord il fascismo e il meridionalismo. Discutere di par condicio è troppo poco: propongo una commissione di inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi.
In Forza Italia ci sono oblique collusioni fra politica e omertà criminale e fenomeni di riciclaggio. L’uomo di Cosa Nostra, con la Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano.

Forza Italia è stata creata da Marcello Dell’Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord.

Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammì. Molte ricchezze sono vergognose, perché vengono da decine di migliaia di morti. Non è vero che ‘pecunia non olet’.
C’è denaro buono che ha odore di sudore, e c’è denaro che ha odore di mafia.

Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore.

Incontrare di nuovo Berlusconi ad Arcore? Lo escludo, niente più accordi col Polo. Tre anni fa pensarono di farci il maleficio. Il mago Berlusconi ci disse: “Chi esce dal cerchio magico, cioè dal mio governo, muore”. Noi uscimmo e mandammo indietro il maleficio al mago.
Non c’è marchingegno stregato che oggi ci possa far rientrare nel cerchio del berlusconismo.
Con questa gente, niente accordi politici: è un partito in cui milita Dell’Utri, inquisito per mafia.

La “Padania” chiede a Berlusconi se è mafioso? Ma è andata fin troppo leggera! Doveva andare più a fondo, con quelle carogne legate a Craxi.
Io con Berlusconi sarò il guardiano del baro.
Siamo in una situazione pericolosa per la democrazia: se quello va a Palazzo Chigi, vince un partito che non esiste, vince un uomo solo, il Tecnocrate, l’Autocrate.
Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa.
Tratta lo Stato come una società per azioni. Ma chi si crede di essere: Nembo Kid?

Ma vi pare possibile che uno che possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando quello piange, fatevi una risata: vuol dire che va tutto bene, che non è ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte.

Bisogna che Berlusconi-Berluscosa-Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa che con i bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che
avrei fatto di tutto per avere il cambiamento. E non c’è villa, non c’è regalo, non c’è ammiccamento che mi possa far cambiare strada…
Berluscoso deve sapere che dalle nostre parti la gente è pronta a fargli un culo così: bastano due secondi, e dovrà scappare di notte.
Se vedono che li ha imbrogliati, quelli del Nord gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati all’inglese e scaraventano tutto nel Lambro.

Berlusconi, come presidente del Consiglio, è stato un dramma.
Quando è in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di fargli saltare i tralicci dei ripetitori. Perché lui con le televisioni fa il lavaggio del cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini del detersivo.
Le sue televisioni sono contro la Costituzione. Bisogna portargliele via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalità gravissima, da Sudamerica.
Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione 18 delle frequenze tv per condizionare la gente e orientarla al voto. Non accade in nessuna parte del mondo. E’ ora di mettere fine a questa vergogna.

Se lo votate, quello vi porta via anche i paracarri.
Se cade Berlusconi, cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega.
Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi.
Ma il poveretto di Arcore sente che il bidone forzitalista e polista, il partito degli americani, gli va a scatafascio. Un massone, un piduista come
l’arcorista è sempre stato un problema di “Cosa sua” o “Cosa nostra”.

Ma attento, Berlusconi: né mafia, né P2, né America riusciranno a distruggere la nostra società.
E lui alla fine avrà un piccolo posto all’Inferno, perché quello lì non se lo pigliano nemmeno in Purgatorio.

Perché è Berlusconi che dovrà sparire dalla circolazione.
Non siamo noi che litighiamo con Berlusconi, è la Storia che litiga con lui.

(Dichiarazioni di Umberto Bossi tra il 1994 e il 1999 fra il 1994 e il 1999. Date esatte: 1,7,9,10,13 marzo 1994; 5 aprile 1994; 4,11,23,31 maggio 1994; 1,12,17 giugno 1994; 29 luglio 1994; 6,8,13 agosto 1994; 1 settembre 1994; 6,20,23 dicembre 1994; 14 gennaio 1995; 22 marzo 1995; 13 aprile 1995; 10 giugno 1995; 29 luglio 1995; 25 gennaio 1996; 14,19,25 agosto 1997; 18 giugno 1998; 22 luglio 1998; 13 settembre 1998; 3, 27 ottobre
1998; 24 febbraio 1999; 13 aprile 1999; 10 settembre 1999; 19 ottobre 1999)
Grassetto di Terzo Occhio.

Tratte dall’opuscolo “Berlusconi” scritto da Marco Travaglio e Peter Gomez nel 2003

Se Veltroni avesse detto anche solo la metà delle cose sopracitate avrebbe preso l’80%.
“Al Nord la gente è ancora divisa tra chi sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora.”, diceva Bossi. Sono riusciti a farlo dimenticare anche a chi lo sapeva.

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Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.