OURTHING™ (Part I)

di SKA su Satira il 1 Giugno 2010


[Pubblicato sullo Scaricabile 31 con le illustrazioni del sempre paziente Ste. E’ la prima parte di tre che formano quella nella mia testa dovrebbe trattarsi di una sperimentazione satirico/letteraria o quello che è, che ovviamente riuscirà male.]

Il giorno in cui fummo portati nel covo eravamo appena usciti dal Focus Group su una merendina al cioccolato. Vennero a prelevarci direttamente dalla nostra sede di Milano, ufficio 148 del Palazzo [omissis] situato in Via [omissis] immediatamente dopo aver lasciato uscire il nostro campione di riferimento designato composto di unità con una griglia demografica poco omogenea, suddivisa per età ed estrazione sociale. Non per sesso, erano tutti maschi.1

Due uomini vestiti completamente di nero ci aspettavano immobili e silenziosi come statue al di fuori della porta a vetri. Li seguimmo verso l’ascensore senza la necessità di ricevere alcun cenno o segnale. Si sentiva un forte odore di pino silvestre misto ad un altro profumo delicato, ma un po’ molesto se respirato in quei 3x3m che dovevamo condividere scendendo dal [omissis] piano dell’edificio. Potevo chiaramente distinguere una punta di cumarina – 1-benzopirano-2-one- inconfodibile aroma utilizzato nel gel per capelli [omissis] lanciato dalla nostra agenzia attraversi i soliti canali promozionali.2

Il viaggio in aereo da Milano Malpensa a Trapani fu molto tranquillo seppur non troppo piacevole a causa di alcune inadempienze da parte delle hostess. Una di loro era senza fiocco d’ordinanza, un’altra con la giacca sbottonata. Fu sempre in aereo che mi accorsi di aver sbagliato, mio malgrado, la scelta dell’orologio da polso da abbinare al mio blazer Armani blu scuro. Avevo scelto quello con il cinturino in pelle di cervo marrone con quadrante in oro, anziché quello con il cinturino di pelle di coccodrillo nero e montatura in oro bianco. Mi portai quel senso di inadeguatezza per tutto il giorno.

Dall’aeroporto di Trapani i due uomini ci misero in testa dei cappucci neri — evidentemente come precauzione aggiuntiva — e ci fecero sedere sui sedili posteriori di quello che, in base ad una stima sull’altezza e dall’inconfondibile motere, sembrava proprio essere un SUV Porsche Cayenne. Si poteva facilmente dedurre, viste le circostanze, che il colore della carrozzeria fosse il nero ed i vetri posteriori fossero oscurati dal tipico nero fumè. Tutta la procedura avvenne con la massima gentilezza e cortesia nei nostri confronti.

Eravamo in tre. Assieme a me c’erano l’Executive Creative Director ed il Direttore del Settore Ricerche. Inutile specificare che fossero anche loro entrambi uomini, data la scarsa propensione del cliente ad accettare figure femminili nei propri luoghi d’incontro e affari. Erano entrambi di poco più anziani di me. Il DSR era un tipo ben piazzato tendente al sovrappeso, con una faccia troppo rotonda ed un taglio di capelli arcaico. Decisamente poco intelligente e privo del benché minimo senso dell’umorismo. Nonostante i modi impacciati e scoordinati non risultava molesto o insolente. E’ della Vergine, ma non conosco la sua data di nascita.

Fuori dal SUV si poteva sentire chiaramente l’assenza di traffico e le piccole vibrazioni del veicolo – seppur attutite dalle ottime sospensioni – indicavano che ci eravamo già defilati verso una strada secondaria forse di campagna o con l’asfalto non rinnovato da molti anni.

L’ECD era troppo magro. Nonostante il suo taglio di capelli ordinato ed un’ottima rasatura di giornata il suo nodo della cravatta un po’ troppo allentato e le scarpe non lucide denotavano una sua naturale propensione al disordine che riuscivo a sopportare contro voglia. Aveva una strana cicatrice sullo zigomo, ma non ricordo il colore dei suoi occhi. Era insopportabilmente logorroico, soprattutto in situazioni di tensione. Tranne oggi.

La frenata sul terriccio indicò che eravamo giunti a destinazione e che il luogo dell’incontro si trovava fuori città, come confermarono i caratteristici odori di erba tagliata e fiori di campo che ci invase appena scesi dal SUV di cui purtroppo non mi fu permesso accertarne il reale colore. Ci portarono in un luogo chiuso, forse un casolare, e sempre incappocciati dovemmo poggiare le nostre valigette su un tavolo alla nostra destra. C’era odore di tufo e legno umido. Sentii il clack delle tre valigette, segno che dovevano essere state aperte da uno o entrambi gli uomini che ci avevano accompagnato fino a quel momento. Nessuno di noi aveva ancora aperto bocca, neanche l’ECD, e non ci parve quello il momento di iniziare.

Avevo dato ordini ed indicazioni specifiche a quei due uomini di fiducia dell’agenzia. Fino a quel momento vi si attennero senza sbavature. Avevo ricevuto gli ordini in busta chiusa direttamente al mio ufficio del settore Marketing in [omissis]. Si trattava di un foglio bianco stampato al computer – con una stampante a getto d’inchiostro, non laser – e scritto in stampatello con la modalità di una lista ordinata e dall’ortografia incerta. L’elenco indicava passo-passo il giorno dell’incontro, ora di prelievo, direttive e procedure da seguire. Il foglio, ovviamente, non aveva in calce nessuna firma o indicazione di riferimento. Non ce n’era bisogno.

Scendemmo un paio di rampe di scale sempre incappucciati. Apprezzai molto quell’ulteriore accortezza perché denotava un’organizzazione interna ben strutturata e coordinata senza lasciare nulla fuori dal percorso tracciato da una strategia organizzativa interna.

Il posto in cui ci trovammo non aveva più quel forte odore di umido, era anzi molto asciutto ed odorava di pulito. Una volta privi dei cappucci potei squadrare l’appartamento in cui ci trovavamo: completamente asettico, dipinto interamente di bianco, senza alcun richiamo familiare o personale sulle pareti. Nessun soprammobile, ma con una libreria abbastanza fornita. Tavolo, sedie, una tv 32 pollici. Attraversammo l’appartamento per ritrovarci in uno stanzone con al centro un lungo tavolo disposto in verticale, solitamente utilizzato per le riunioni aziendali.

MMD si trovava in fondo, a capotavola. Sapevamo che era lui, ma non ci era concesso avvicinarci, dovendo mantenere una distanza che in base al numero di sedie che ci divideva stimai in circa 5 metri. La sua presenza imponente era nettamente percepibile e quasi palpabile, come fossimo immersi in un fluido nero, denso ed avvolgente. Nonostante dimostrasse una corporatura abbastanza esile ed affusolata riusciva ugualmente a farci sentire degli insetti insignificanti: il solo fatto di Essere ed essere Lì rendeva la sua figura mitica e fuggevole un fatto concreto. Portava con sé un universo valoriale ed esperienziale che altri si sognano, altro che Mulino Bianco. Il Brand era Lui stesso.

Faceva parlare i suoi collaboratori disposti l’uno alla sua sinistra e l’altro a destra, il suo spazio di azione era limitato al volgere il capo a ciascuno dei due in base a turni di parola definiti al millesimo. Una precisione espositiva talmente invidiabile che decisi di cronometrarli.

I due uomini snocciolavano rapidamente, ma in maniera chiara, tutti i dati in loro possesso. Quella serie di analisi interne di bilancio annuale e semestrale, grafici, statistiche descrittive e multivariate collocavano MMD al vertice dei boss che lo avevano preceduto fino a quel momento. Un virtuoso dell’economia, della comunicazione e della tecnologia. Un uomo moderno per un’impresa moderna.
Il nostro obiettivo finale definito in precedenza era quello del posizionamento del Brand, Brand Awareness e Brand Attitude. Attivare quel processo che porta ad identificare lo spazio che una marca occupa nella mente del consumatore, nei confronti degli spazi occupati dai concorrenti. Il Brand, che aveva toccato il suo apice nel ’92-’93, aveva bisogno di venire riposizionato e percepito dal target audience come leader del settore. I Fasti di quegli anni d’oro dovevano essere raggiunti nuovamente, ma con altri metodi. Capimmo quel giorno che i nostri metodi sarebbero stati necessariamente più pericolosi.

  1. Il campione di riferimento designato di quello specifico Focus Group era composto da 12 unità di sesso maschile, suddivise in quattro gruppi per fascia d’età e target demografico. Tre unità facevano parte del target 14-17, tre unità del target 18-25, tre unità del target 26-35 e le ultime tre unità collocabili nella fascia anziana 40-50. Il segmento “tween”, corrispondente alla fascia 10-12, pur sotto costante monitoraggio dagli analisti nelle ricerche di mercato, non è ancora includibile all’interno dei Focus Group a causa del retaggio culturale che tende a voler proteggere i minorenni senza considerarli come una consistente fetta di mercato. Anche se ugualmente sfruttato. []
  2. Il gel per capelli [omissis] ha una tenuta ultra-forte adatta a tutti i capelli ed il suo prezzo inferiore rispetto ai prodotti top of mind e leader del settore è dovuto ai lunghi ed economici esperimenti sugli animali, nonché l’utilizzo massiccio del Prop[omissis], che può essere reperito ad un costo pari ad un quinto dei sui corrispettivi che hanno superato i test sanitari. Il Prop[omissis] è ovviamente illegale e nocivo per la salute umana. []
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WTF?

Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.