La banca arricchisce col sudor dei poveri

di SKA su Satira il 27 Aprile 2009

Ultimamente questo sta diventando un po’ un blog quindicinale, ma il radicale cambiamento in lavorazione prima o poi vedrà la luce. Non dispero.

Nel frattempo segnalo l’uscita del numero 14 dell’ormai atteso ed assodato ScaricaBile, ormai fonte di ispirazione e plagio un po’ per tutti i comici del circondario. Ma tant’è.

Come si può benissimo evincere dal titolo questa settimana il mio contributo parlerà di usura banche e truffe di stato Tremonti Bond.

La banca arricchisce col sudor dei poveri

Dopo l’introduzione dei cosiddetti Tremonti Bond non c’è stato più lavoro per la piccola e media impresa usuraia. Dissero che era una manovra per far ripartire l’economia, ma qui da noi – piccoli e disonesti lavoratori – le cose sono iniziate ad andare sempre peggio.

Andavamo a riscuotere dai commercianti e non c’era giorno che invece di sentire le suppliche e lamentele a cui eravamo ormai abituati, ci sentivamo dire che non avrebbero potuto pagarci perché dovevano pagare le banche. Ad accenni di doverosa e giustificata violenza (pestaggi, piccoli incendi, cose così) facevano spallucce: ci dicevano che le banche, a differenza nostra, gli avrebbero tolto anche le mutande. Effettivamente è vero, noi di solito le mutande le lasciamo.

Puoi anche essere la più grossa associazione criminale sul territorio nazionale, ma non riuscirai mai ad avere la meglio sulle banche private. C’è una differenza sostanziale tra noi e loro: noi andiamo a prenderci la nostra parte ed in cambio forniamo protezione e se ci scappa qualche posto di lavoro.

Le banche invece si fanno dare i soldi dai risparmiatori, li reinvestono in titoli a rischio truffando altri risparmiatori e quelli prima. Quando c’è un crack bussano a cassa dallo Stato, che sempre con soldi dei cittadini le rifinanzia. Ad un piccolo usuraio non verrà mai concesso un finanziamento statale, capite che c’è un dislivello sostanziale?

Con il cosiddetto “fondo di garanzia” lo Stato, nella persona di Tremonti, presta soldi alle banche a un tasso tra l’8,5% e 10%, talvolta anche 15. Con questi le banche dovrebbero a loro volta consentire prestiti per le piccole medie imprese e privati, ma per avere il proprio margine di profitto applicano interessi del 15, 20, 25%. Quelli sono i NOSTRI tassi. E’ concorrenza sleale. Qualcuno dovrebbe vigilare.

Le banche hanno firmato una “dichiarazione di buone intenzioni”, che infatti non costituisce alcun vincolo contrattuale ne puo’ essere impugnato in sede penale. Come se “banca” e “buone intenzioni” possano convivere nella stessa frase. Una dichiarazione che è un po’ come il decalogo di Cosa Nostra trovato a casa di sua signoria Lo Piccolo – che dio l’abbia in gloria – che definisce cosa deve fare un vero uomo d’onore.

Punto 9: “Non ci si puo’ appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie”.

Le buone intenzioni sono state la rovina del mondo.

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Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.