Di cosa stiamo parlando (chapt. 4)
di SKA su La dimanche des crabes il 10 Febbraio 2008
Andrea era seduto all’angolo del tavolo, osservando i bordi della tovaglia ingiallita.
Stefano dall’altra parte a rigirarsi il bicchiere di vodka liscia in mano. Mi sono sempre chiesto come faccia a bersi quella roba, ed anche lui.
Ma abbiamo smesso di farci domande da molto tempo.
“Fanculo”, disse Andrea, “siamo qui da due anni e non siamo ancora riusciti a capire di cos’abbiamo bisogno”
“Dove cazzo sono finiti i sogni, gli ideali, le illusioni. A 25 anni ancora siamo in tempo per vivere d’illusioni. E invece stiamo qui a guardarci in faccia a bere e fumare. Passami l’accendino.”
Gli passai l’accendino, chiedendo di cosa stesse parlando.
“Non lo so neanche io di cosa sto parlando”, mi rispose.
“E’ come vedere immagini confuse e sbiadite attorno a sè, ma senza riuscire a coglierne l’essenza da tramutare poi in un testo scritto che abbia anche solo un senso di concretezza.
Dovrei saper scrivere tutto quello che ho in testa, ci vivo cazzo. Eppure scrivo tutto il resto, ma non questo.”
Stefano posò il bicchiere. “Almeno tu sai cosa sei, chi sei o cosa dovresti essere”, disse.
“Non so niente invece, mi sembra di non sapere più niente. E’ veramente importante leggersi mattoni tutti i giorni per tirarne fuori uno straccio di articolo? E’ veramente importante sapere ciò che i mezzi d’informazione ti passano? E quello che non ti passano invece, è più importante?”
“Se per te è importante, allora sarà così”, gli risposi con poca convinzione.
“So soltanto che mi sento uno schifo”, disse “nel senso vero e proprio del termine. Mi faccio schifo.
E non mi riferisco ad improperi emo/tardo-adolescenziali su quanto la propria vita sia da buttare nel cestino, di quanto tutti ce l’abbiano con te e queste stronzate di gente che non sa neanche cosa significhi sentirsi grati nello stare ben distanti dalla merda, la merda vera”, attaccò il pistolotto.
“La merda vera è quella di persone che vivono alla soglia della povertà, anche sotto, che faticano ad avere un pranzo ed una cena garantiti. La merda vera, quella di avere debiti fino al collo e banche che tirano il cappio sempre più stretto. Sempre che non si decida di tirarselo da soli il cappio. Ed invece non lo fanno, perchè c’è da arrivare a fine mese per dare da mangiare ai propri figli e non ci si può neanche permettere il lusso di tirare le cuoia.
Magari perchè corda e saponetta costano troppo.”
“Non iniziare adesso…” disse alzandosi Stefano.
“Ma sì, è qualunquismo, certo, ci mancherebbe.”, ricominciò. “Moralismo, oui c’est moi. Ma non sto parlando dei “soliti poveri” quelli che ormai non fanno più notizia, quelli che erano e rimangono invisibili. Quelli che chiedono l’elemosina.
Sto parlando dei nostri vicini di casa, sì proprio loro. Quelli del secondo piano che stanno vendendo la macchina perchè non riescono a pagare le rate. La coppia di sposini che si è accollata un mutuo di 140.000 euro a tasso variabile per la prima casa e adesso pagano 780 euro al mese, dai 450 con cui erano partiti. E vivono con 200, scarsi.”
“Parlo di loro, così vicini e così lontani.
Parlo della nostra indifferenza nascosta chi dietro ad un vetro con alzacristalli elettrici, chi dietro ad un portatile, chi dietro il gioco dei pacchi di raiuno, chi dietro ad un cazzo di telefonino che si connette anche con i satelliti della Nasa, ma che gli ha disconnesso il cervello da anni.
Sono fritti e neanche lo sanno.”
“Ma non sono soli, perchè sono il primo a farmi schifo.
Vivendo giornalmente con poco o niente mi posso concedere però il lusso di avere 3 pasti giornalieri garantiti, vestiti ben oltre la sufficienza, un portatile, accendere il gas tutti giorni, farmi una doccia una volta al giorno, qualche sfizio il fine settimana, la birra con gli amici di tanto in tanto. E sì, pure il telefonino. Che non si connette a un cazzo.
Ma soprattutto posso concedermi il lusso, il privilegio, di studiare.
Perchè io ancora lo considero un privilegio.”, disse stremato spegnendo la terza sigaretta del discorso.
“Ok, finito?”, gli dissi.
“Sì. Finito”
“Perfetto: cinema e pizza?”
11 Febbraio 2008 alle Feb 11, 08 | 17:54
usi troppi paroloni, i ragazzi parlano schietti e diretti…ma non posso fare a meno di immaginare un riccio e uno con la spazzola parlare…
grazie per il cofanetto dei massive attack, lo sto ascoltando ora!
11 Febbraio 2008 alle Feb 11, 08 | 20:41
Allora significa che sono pronto per mandare tutto agli sceneggiatori di dawson’s creek.
Poi però gli metto una nota a margine con su scritto: modificare con schietti e diretti dialoghi nepesini per farne un successo.
12 Febbraio 2008 alle Feb 12, 08 | 11:09
esatto: parli come DOSON CRIIK!
hai mai visto 16enni parlare in quel modo??erano mostri!