Libertà di Stampa 2006
di SKA su ControInformazione il 25 Ottobre 2006
Il 23 Ottobre è uscito il nuovo rapporto annuale sulla libertà di stampa stilato da Reporters sans frontières, con annessa classifica, disponibile per intero a questo indirizzo.
(grazie a Justfrank per la segnalazione)
Alcune note interessanti sono quelle che vedono l’Italia salire al 40 posto, mantenendo una posizione pressochè invariata dallo scorso anno. (42)
Siamo ben sotto la Namibia, il Benin e Trinidad & Tobago, per intenderci.
Altra annotazione è quella che vede scendere a picco la posizione degli United States, da 17 a 53 in 5 anni, ossia dal post-11 Settembre e quindi per colpa dell’amministrazione Bush.
Relations between the media and the Bush administration sharply deteriorated after the president used the pretext of “national security” to regard as suspicious any journalist who questioned his “war on terrorism.”
Che tradotto significa censura sistematica
L’altra organizzazione che si occupa di libertà di stampa nel mondo è la Freedom House, di cui parlai lo scorso anno.
La mappa qui sopra fa parte del loro rapporto 2006
Mentre per gli United States la valutazione è differente da RSF, per l’Italia è addirittura peggiorata.
Nella classifica rimaniamo ancorati alla 79 posizione in buona compagnia del Botswana.
Inutile ricordare che veniamo, poco ironicamente, considerati Partly Free.
Parzialmente liberi.
Le motivazioni per il 2005 sono spiegate all’interno del rapporto dettagliato.
Inutile dire, anche qua, che il rapporto sia interamente dedicato a Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio “who controlled 90 percent of the country’s broadcast media through his private media holdings and political power over the state television networks.
Il rapporto delle Freedom House fa riferimento al 2005, mentre quello di RFS al 2006.
Per valutare gli eventuali effetti “positivi” dati dal cambio di governo dovremmo aspettare i rapporti del prossimo anno.
Senza spingersi troppo oltre con le previsioni, direi che non c’è da essere molto fiduciosi.
25 Ottobre 2006 alle Ott 25, 06 | 12:05
In realtà il problema dell’informazione italiana è molto più ampio e radicato del monopolio mediatico di Berlusconi.
Praticamente tutte le fonti di informazione vivono con i contributi statali e soprattutto, fatto del tutto unico in Europa (a parte il Portogallo), per poter fare informazione in Italia è necessario appartenere ad un ordine, ad una casta, che controlla tutti iscritti e nel caso può rimuoverli dalla professione.
25 Ottobre 2006 alle Ott 25, 06 | 10:54
…meno male che c’è la blogsfera!
26 Ottobre 2006 alle Ott 26, 06 | 10:27
Spiegalo alla Freedom House allora Fiaschi, qua si è citato il rapporto stilato in quella classifica.
C’è da dire, però, che se dal 2001 al 2006 siamo stati considerati da “Free” a “Partly Free” in 79 posizione con un rapporto dettagliato che spiega le cause dovute al controllo mediatico da parte del gruppo Berlusconi, beh, un qualche motivo ci sarà pure.
Anche in Francia, in Spagna ed in Inghilterra esistono i contributi statali per l’informazione.
Non è certo quello che implica la dipendenza degli organi d’informazione, semmai la sottomissione partitica.
28 Ottobre 2006 alle Ott 28, 06 | 16:32
io avevo letto che eravamo al 40esimo posto… possibile che mi sbaglio?? Era una notizia apparsa su qualche sito…boh…
28 Ottobre 2006 alle Ott 28, 06 | 18:29
40 posto nella classifica di Reporters sans frontières, 79 in quella di Freedom House.
Prendono in considerazione parametri diversi, è tutto documentato nell’articolo.