Qui soltanto il corpo, non l’anima, ma l’idea vive
di SKA su La dimanche des crabes il 25 Aprile 2008
Umberto Ricci
Carceri di Ravenna, mattino 23.08.1944
Ai miei genitori ed amici,
quando questa vi sarà giunta (se lo sarà) io sarò già passato fra i molti. Io so cara mamma, che avrai passato molto dolore, tu mi amavi moltissimo anche perchè ero il tuo demonio, il figlio che ti faceva arrabbiare ma che ti dava pure tante soddisfazioni. Vedi mamma, io non ho nulla da rimproverarmi, ed ho seguito la mia strada per l’idea, detto senza mascheramenti, val la pena di viverla, di combattere, di morire. Nell’idea muoio!
Ora ciò che più mi sorprende è la mia calma; non avrei mai creduto che di fronte alla mia morte certa riuscissi a ragionare ancora così: deve essere il mio forte ideale che mi sorregge. E’ dalla sera del 17 o del 18 che sono nelle loro mani. Se dovessi raccontare specificatamente tutte le forme di torture usatemi avrei 6 mesi a soffrire. L’altro ieri in un’ultima analisi mi hanno iniettato 4 punture che mi hanno reso semiincosciente. Queste punture non hanno fatto altro che diminuirmi la vista di cui ne risento ancora.
Un’altra cosa che mi sorprende è la mia forte costituzione fisica. Nonostante la mia malattia in corso ho resistito eroicamente. Ora mi pongono qui perchè si rimarginino e sgonfiano tutte le mie ferite che ho per il corpo. Indi mi presenteranno al pubblico appeso ad un pezzo di corda. “Io ho l’onore di rinnovare qui a Ravenna l’impiccagione”, però non ho nessuna paura della morte, quando penso che sono già morti Gigi e Arrigo gli amici, senza contare che come me sono morti per un’idea politica, la morte non la temo!
Vorrei tanto una cosa: vorrei che il mio corpo fosse restituito ai miei parenti e tumulato vicino a quello di Arrigo e che anche Gigi fosse tumulato vicino a noi.
Saremmo certo un bel trio.
Ore 14 dello stesso giorno
Ho una febbre da cane. Faccio sforzi immani per ragionare e per scrivere. E’ venuto più volte il cappellano; mi ha detto se mi volessi confessare: ho risposto di no; comunque ho accettato la conversazione da uomo a uomo.
Vorrei pure che nel marmo del mio tombino fossero incluse queste parole: “Qui soltanto il corpo, non l’anima ma l’idea vive”. Dopo di ciò i miei amici e parenti aggiungeranno ciò che vogliono. Ripenso ancora alla forza del mio corpo e per simpatia penso alle ragazze che lo rifiutarono perchè malaticcio. Rivedo te, carissima Elsa, che tanto mi hai amato se pure ingenuamente e puramente, con disinteresse che mai altra donna arrivò a tanto.
E tu, tu più di tutti o mamma ora penso. Penso al tremendo dolore che ti dò. Sopportalo, pensa che tuo figlio era un titano che non ha mai pianto, che tutto ha sopportato. Sopporta pure tu con coraggio e se puoi ama la mia stessa idea perchè in essa troverai me. Ora penso soltanto ad una cosa ed è che uccidendomi essi non fermeranno il corso della storia; essa marcia precisa ed inesorabile. Io me ne muoio calmo e tranquillo.
Ma essi che si arrogano il diritto saranno tranquilli?
Carceri, Ravenna 24.8.1944
Un’altra notte è passata. Sono ormai 6 giorni dalla mia cattura. Io credo di essere vicino alla mia fine; se non è oggi sarà domani. Spero che le forze non mi abbandoneranno – vorrei tanto essere forte fino all’ultimo momento. Andreani, il capo dei fascisti di Ravenna ha voluto parlare con me, a bando l’interrogatorio. Abbiamo parlato della guerra fino a giungere alla politica post-bellica. E’ stato inferiore in quanto che la Germania sta perdendo su tutti i fronti. A sentir lui ha ancora delle speranze. Io non lo credo sincero.
Le carceri sono quasi piene per causa mia – di qui io denoto la grande ripercussione avuta negli ambienti fascisti. Il popolo quello che è qui dentro piagnucola, ma se non arriva a portare la massa sulla via della rivolta per questa via, per altra via non si arriverà mai. Mi hanno ricondotto alla “Sacca” che sarebbe il luogo delle torture, ma è sopraggiunto il Prefetto e han dovuto sospendere. Sono stato riportato qui io ho il presentimento che mi impiccheranno di sera verso le 20 quindi ogni volta che si avvicina l’ora, mi metto in tacita attesa.
Ora sono le 18 circa, se passano ancora 3 ore forse arriverò a domani. Ne avrei piacere perchè un tenente ha detto che sarebbe venuto per discorrere un po’ con me. A proposito vi dirò che fin dall’inizio mi hanno preso per un personaggio importante del nostro partito, sebbene io abbia sempre sostenuto di essere un semplice militante. Spesse volte mi passa per la testa l’idea della salvezza mi dico se per caso venisse stanotte a liberarmi con qualche stratagemma un gruppo di partigiani.
Ma per essere più calmo mi faccio passare dalla testa tali idee.
Renzo
Caro papà,
benchè non sia nato nel tuo stesso letto e non porti il tuo nome, sono riconoscente di quanto hai fatto per me nella vita terrena. Sono sull’orlo della vita terrena e mi involo nel più alto dei cieli. Tu che sei un uomo di alti sentimenti, sappi che tuo figlio muore per un alto ideale, per l’ideale della Patria più libera e più bella.
Dì al mio vero papà che lo perdono di tutto il male che ha fatto e che questo lo stimoli ad essere un uomo onesto nella vita.
Caro papà, tutta la mia riconoscenza te la esprimo col mio cuore: caro papà, sappi che non ho amato come mio insegnante di vita laboriosa ed onesta altro che te.
Scusami se ti scrivo in questa maniera ma queste sono parole che mi escono dal cuore in questo trieste e nello stesso tempo bel momento di morte.
Col cuore straziato di lascio baciandoti caramente.
Tuo per sempre figlio, Renzo
Arturo Gatto
Topolino mio caro,
è il tuo papà che ti scrive, il tuo papà che ti ha voluto tanto bene anche se qualche volta è stato severo. Non mi vedrai più Mary, ma non dimenticarmi. Ricodarmi spesso e con orgoglio. E’ la politica che mi uccide, ma tuo papà non è stato ladro nè assassino.
Vogli bene alla mamma, te lo raccomando. Studia e fatti onore. I miei compagni non ti abbandoneranno.
Io ti benedico, Mary. Bacia la mia foto e prega per me. Ogni sera prima del sonno mandami un bacio.
Il tuo papà non piange, non piangere neanche tu.
Ama la mamma e la tua casa.
Conforta il dolore della mamma e baciala tanto per me.
Ti abbraccio forte e ti bacio.
Testimonianze tratte dal libro “Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli, Ed. Einaudi
Ed un grazie al mio migliore amico Emanuele per avermi regalato tanti anni fa quel libro, che sfoglio e leggo per ricordarmi che un tempo in Italia c’erano anche persone ancora degne di stima.
25 Aprile 2008 alle Apr 25, 08 | 19:43
Niente da aggiungere, poveri uomini che sono morti con un’ideale e con la speranza che determinati gesti ed azioni di resistenza avrebbero cambiato tante cose.
E sono cambiate grazie a loro!
Purtroppo la loro memoria è in un certo senso infangata da come s’è ridotta l’Italia.
Ce ne fossero di uomini (e donne) con le palle così al giorno d’oggi
26 Aprile 2008 alle Apr 26, 08 | 19:06
La tua ultima frase utilizza delle parole che cercavo insistentemente per scrivere questo commento, degne di stima.
Perchè e proprio la dignità di riconoscere quello che ci è stato tramandato e mancare oggi.