Noi avevamo quello pendente

di SKA su La dimanche des crabes il 5 Novembre 2009

Quando eravamo al liceo il nostro Gesù voleva suicidarsi.

In questi giorni in cui si sente parlare ancora di crocifissi e feticci religiosi utili alla devozione incondizionata – è pleonastico, lo so – mi è tornato in mente un periodo del liceo classico-linguistico in cui difendevamo a spada tratta quel pezzetto di legno e plastica appeso al muro.

Non era una questione religiosa, tanto meno etica o che fosse in difesa di quella che adesso viene ostentata come “cultura” o “tradizione”. O meglio sì. Era un modo un po’ cazzone per preservare intatta la cultura e la nostra personale eco-storia creatasi all’interno delle quattro mura di un’aula fatiscente di liceo.

Ci tiravamo gli astucci. Quando sei al liceo non c’è un motivo preciso per cui si fa qualcosa, la fai e basta. Noi ci tiravamo gli astucci e spesso volavano dalla finestra, com’è ovvio. Ho fatto interi quadrimestri con matite a metà, penne a metà, evidenziatori a metà ed astucci logori. Ma non importava – non a me perlomeno – l’importante era lì, in quel momento. Successe che un lancio mal calibrato finì sul corpo già torturato del nostro Cristo in croce. Cadde e si ruppe. Nella nostra ingenua sensibilità adolescenziale decidemmo di raccoglierlo, aggiustarlo e rimetterlo lì dove stava. Niente doveva cambiare. In quegli anni ci si aggrappa a tutte quelle poche sicurezze che si hanno attorno.

Mancava un pezzo. Il gancio di supporto posteriore a quello strumento di tortura in scala ridotta era ormai irrecuperabile ed allora, pur di mantenere intanto il nostro feticcio personale, decidemmo di appoggiarlo anziché appenderlo. Appoggiare una mini-croce con Cristo annesso su un gancio ad “L” portò a quello che ribattezzammo il Cristo Pendente. Se ne stava appoggiato lì sulla parete, su quel gancio ad “L”, con una pendenza di circa 30° in avanti. Con la faccia guardava il pavimento. Non più innanzi a sé con la spavalderia con cui di solito viene raffigurato Gesù. Guardava a terra, pendendo.

Era brutto abbastanza brutto a vedersi in verità. Ma anche buffo. Ed era il nostro feticcio personale. Tutta questa serie di motivazioni erano più forti di qualsiasi altra, per cui rimase. Era lì, faceva parte dell’arredamento, del nostro piccolo mondo sicuro e quel che contava più di tutti era preservarlo il più possibile.

E vi rimase intatto ed impassibile per lungo tempo finché non arrivò Madame Beau-qualcosa – insegnante di francese – con la sua arroganza nazi-laica a toglierlo senza alcun barlume di rispetto. Né per noi né per lui. Io mi alzavo e lo rimettevo al suo posto. Lei lo toglieva, io lo rimettevo. Lei lo gettava nell’armadio, io lo rimettevo. Arrivò anche a lanciarlo fuori dal corridoio, credo per stizza, ed io senza mai addurre nessuna motivazione lo rimettevo al suo posto. Parafrasando Bill Hicks dissi a Madame Beau-qualcosa che se fossimo stati in Francia al posto della croce avremmo potuto appendere una ghigliottina.

Madame Beau-qualcosa rivendicava il diritto alla laicità in una struttura pubblica. Noi rivendicavamo il diritto a preservare la posizione di un oggetto che era parte integrante della nostra micro-cultura. Ci difendevamo dall’arroganza autoritaria impostaci, più che qualche sacra tradizione o ancora peggio le nostre radici cristiane. Molti di noi non credevano in Dio, altri sì, la maggior parte non credeva in niente. Ma non permettevamo a nessuno di imporci cosa tenere o non tenere appeso a casa nostra.

Se ce l’avesse chiesto con cortesia, spiegandoci il suo differente punto di vista, l’avremmo tolto il crocifisso.
Ed avremmo capito perché non avrebbe dovuto starci, su quella parete.

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7 Commenti a “Noi avevamo quello pendente”

  1. Commenti christian m

    e’ un buono spunto di riflessione il tuo articolo. Grazie

  2. Commenti Fac

    mi ricordo l’astuccio volante e il Cristo che para alla grandissima, quasi come un Pagliuca o un Peruzzi (dal 1997 al 1999 erano loro quelli che andavano di moda)… e Cristo che guardava in basso, oscillando di continuo, sicuri che prima o poi potesse dire “aooooo, cadoooooo!”

    ma ricordo ancor di più la lettrice di francese, la Madame, che si incazzava per il Cristo, dandoci la prova all’epoca che non solo gli extracomunitari dei paesi poveri dettavano legge in Italia…ma anche i civili francesi!
    Alla fine era come se non ci fosse, dal momento che ci scappava qualche bestemmia o non ce lo fregavamo ma l’atteggiamento della Madame era da salto di nervi continuo. E quoto tutto quello che hai scritto!

  3. Commenti pascqualoo → http://bilico.splinder.com

    lascio qui quanto detto in un altro blog:

    l’argomento mi piace e mi fomenta. intanto è l’ennesima occasione persa da tutti. Perchè TOGLIERE invece di METTERE? spiego, ma prima una premessa importante: quello che dirò vale solo per la scuola, pubblica o privata, dalle elementari fino alla fine della scuola obbligatoria.
    perchè all’inizizio dell’anno non possiamo far trovare VUOTA e PULITA (sopratutto) una classe e poi chiedere a ciascun alunno di portare UN qualcosa da appendere, appoggiare, legare, “saldare” fino alla fine dell’anno?
    francamente non capisco perchè un luogo d’istruzione debba vietare, e soprattutto, non capisco come si possa INSEGNARE vietando!
    dov’è la multiculturalità? il cosmopolitismo? il rispetto? cosa c’è di male se accanto ad un cristo mettiamo un maometto? e se uno studente vuole appendere che guevara, perchè un altro non può appendere berlusconi, il papa o Mussolini (a proposito, MUSSOLINI si può appendere! e se non si può, beh, io non sono d’accordo!)
    l’errore culturale che tutti commettiamo e quello di non capire che adoriamo, preghiamo, professiamo, i PROFETI del Signore. Non il Signore stesso, o il suo messaggio IDENTICO per tutti. Maometto e Cristo sono portatori del VERBO! lasciamo stare “il gioco di prestigio” dell’incarnazione, dell’uno e trino. tutti cavilli usati da questo e quello per ottenere POTERE. Adoriamo DIO dal momento in cui abbiamo poggiato il culo sul pianeta terra. solo che con il passare del tempo siamo diventati un casino di genete, e tra questa genete qualcuno si è preso la briga di diffondere con convinzione il VERBO!
    ma dov’è il problema se nel 2010 in una classe elementare una maestra (UNA o TRINA, fate voi) dica agli alunni di prendere il pongo o qualsiasi altra cosa, di modellare delle statuette che rappresentino BUDDHA, CRISTO, MAOMETTO e tutti gli altri… e metterli a braccetto??
    questa scuola così non mi piace… e l’Unione Europea così non va da nessuna parte

  4. Commenti rosaspina → http://rosaspina_mia.ilcannocchiale.it

    “crocifissi e feticci religiosi utili alla devozione incondizionata”: l’espressione calzava forse a voi del passato liceo, ma per me, che la leggo oggi qui, è espressione di intolleranza culturale.
    Io sono per la laicità dello stato, per l’abolizione di qualsiasi simbolo religioso nei luoghi pubblici, ma per me personalmente il crocifisso è ben oltre il feticcio e la devozione incondizionata. Sono credente eppure possiedo integre le mie facoltà intellettive.
    La laicità dovrebbe essere anche rispetto delle credenze e della razionalità di tutti. La ragione l’abbiamo (o dovremmo averla) tutti, ma sta di fatto che ognuno ha le proprie ragioni… o solo qualcuno?

  5. Commenti SKA → http://www.terzoocchio.org/

    Rispondo con un po’ di ritardo per alcuni problemi tecnici.
    @pascqualoo: un po’ confuso e confusionario come discorso il tuo, però credo di averne compreso il fulcro che è quello della multiculturalità. In generale è lo stesso principio che propone chi pensa ad una scuola pubblica laica e scevra da simbologie religiose: muri vuoti che possano includere culture differenti, senza escluderne altre. Anche perché è quello che succede nella realtà dei fatti in tutte le scuole pubbliche, anche se a guardarlo attraverso la Tv potrebbe non sembrare.
    E’ una bella idea quella di appendere ognuno quel che si vuole, anche se forse fai un po’ di ingiusta confusione tra che guevara, mussolini accostati a gesù o buddha. Capisco l’iconografia, ma forse è un po’ eccessivo 🙂

  6. Commenti SKA → http://www.terzoocchio.org/

    @rosaspina: il racconto, a leggerlo bene, parla della stessa intolleranza di cui parli anche tu. Una forma di intolleranza esagerata sia da un lato che dall’altro e che sento entrambi distanti dal mio pensiero. Come credevo fosse abbastanza esplicito anche io credo che la situazione ottimale sia quella di una neutralità – soprattutto in tema religioso – da parte degli istituti pubblici, ma non vedo il motivo di creare guerre contro o attorno ad un simbolo. Quella mia espressione non vuole essere offensiva delle coscienze di nessuno, ma solo una triste constatazione di fatto: troppo spesso ci si fa scudo di oggetti o icone senza dargli la giusta importanza e senza sapere cosa significhino. E da questo lato sono proprio le autorità ecclesiastiche ad usarli per la “devozione incondizionata”.

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Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.