Internet e Coronavirus

di SKA su La dimanche des crabes, Notizie Commentate il 25 Marzo 2020

Non è agosto. Anche se può sembrarlo per alcuni aspetti peculiari: fatture non pagate, pagamenti e lavori rinviati, scuole chiuse ed uffici pubblici a mezzo servizio. Strade vuote, città vuote. Tutto avvolto in una strana coltre di attesa e sospensione per riprendere la nostra martellante routine di sempre.

Ma non è così. La situazione di emergenza ci ha portato a rinunciare ad alcune nostre libertà fondamentali in un tempo troppo breve per essere digerito. Ci siamo ritrovati ad essere quello che siamo: vulnerabili, nonostante fossimo convinti del contrario. Isolati come non lo eravamo mai stati ed impreparati all’evenienza. Nonostante a molti piaccia dire che la propria condizione ideale di vita sia l’eremitismo ed il distanziamento sociale. Ma le città deserte sono belle ad agosto, adesso sono solo desolanti ed infondono un senso di inquietudine.

Ci troviamo nella miglior condizione sanitaria e sociale di sempre – nella storia umana – per affrontare uno sconvolgimento di questo tipo, ma è pur sempre la più grande epidemia globale da almeno un secolo. In questa depersonalizzazione imposta, nella negazione coatta della socialità fisica c’è qualcosa che ci tiene uniti senza che quasi ce ne rendiamo conto: internet.

La facilità con il quale ci appoggiamo alla rete per continuare a comunicare, a lavorare, a sentire vicine le nostre famiglie, significa che internet ha trascritto le sue funzioni connettive direttamente all’interno del nostro codice genetico. Lo riconosciamo come un supporto sostanziale e naturale alla nostra socialità negli ambiti affettivi, lavorativi e di intrattenimento.

Interfacce e rapporti mediati. Nella società più intrattenuta di ogni epoca umana il conforto proveniente dai servizi internet che utilizziamo nel quotidiano ci aiuta a superare il momento, quale che sia la nostra fascia demografica di appartenenza. Chi non ha un device connesso ad internet, oggi? La risposta è: pochi.

Quando scelsi la frase contenuta nella foto qui sotto stavo rileggendo “Being Digital” di Nicholas Negroponte ed alcune sue considerazioni relative ad internet, in particolare quando nel 2010 decise di sostenere il movimento che voleva dare ad Internet il Nobel per la Pace. Poi fortunatamente quel premio andò a Liu Xiaobo, attivista per i diritti umani in Cina. Dico fortunatamente perché il 2010 fu proprio un anno spartiacque tra il mondo dell’internet libero – il World Wide Web inventato da Tim Berners-Lee – iniziò a diventare un altro strumento al servizio delle grandi corporazioni.

Negroponte proprio in quel periodo definiva la rete come “arma di istruzione di massa” – nella frase sul muro abbiamo barato un po’ la sostituimmo con “strumento” per smorzarne la violenza verbale – ma lo definì anche “arma di costruzione di massa”. Istruzione e costruzione tramite la rete internet sono in gran parte le basi che stanno sorreggendo questa crisi. Senza la rete probabilmente non esisterebbe tutta la vasta diffusione ed il successo delle campagne – in alcuni casi un po’ stucchevoli e retoriche – Io Resto a Casa e Distanti Ma Uniti. E senza la rete non saremmo stati in grado di affrontare il “nemico invisibile” con una risposta così rapida ed efficace.

Istruzione perché tra i tanti mondi che si sono ritrovati a doversi reinventare un metodo c’è quello della scuola e dell’università. Migliaia di insegnanti e docenti, dalla scuola dell’obbligo, alle accademie, all’università, si sono ritrovati ad imparare in maniera forzosa il linguaggio del digitale spesso senza conoscerlo. Spessissimo con serie difficoltà dal lato degli studenti. Perché in quel caso didattica digitale non significa soltanto avviare piattaforme di e-learning e conferenze di gruppo, ma comprendere i bisogni di chi c’è dall’altra parte. Non tutte le famiglie hanno dei pc, delle buone connessioni o semplicemente gli strumenti educativi adatti a comprendere come interagire con le piattaforme. Quindi si fa quello che si è sempre fatto in Italia: ci si arrangia e ci si adatta al meglio possibile.

Come sempre: gli strumenti ci sono, ma il sistema scuola si è trovato impreparato all’evenienza perché non aveva avuto la necessità di farlo prima. Da oggi, probabilmente, cambierà molto di quello che conosciamo.

Oggi, proprio in queste settimane, la rete si sta riscoprendo di nuovo come perno centrale per l’attività umana, che ci tiene interconessi l’uno all’altro pur rimanendo a distanza ognuno nelle proprie case. In un mondo che ha capito finalmente il concetto di globalizzazione sulla propria pelle e che forse ritroverà in internet un alleato efficace per la propria crescita, anziché un mero servizio di svago a pagamento con delle pubblicità.

Internet non riceverà neanche stavolta il Premio Nobel per la Pace, ma forse si siederà al nostro fianco per spiegarci come funzionerà questo mondo nuovo che ci troveremo ad affrontare.

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WTF?

Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.