Bananas di Marco Travaglio

di SKA su Cultura il 5 Giugno 2004

Un anno di cronache tragicomiche dallo stato semi-libero di berlusconia
Con la sincera speranza che gli attuali “signori governanti” tengano fede al nome dato alla proprio coalizione, “Casa delle Libertà ” e non vadano a ficcare il naso, o qualche altro organo (per lo più istituzionale), anche fra queste pagine che si avvalgono dei sacrosanti diritti costituzionali di “Libertà d’opinione e di Stampa”, andiamo a parlare oggi del libro di Marco Travaglio : “Bananas”.

Il trentanovenne Marco Travaglio inizia la sua carriera tra le file di Montanelli a “Il Giornale” poi a “La Voce” passando per “Il Messaggero”, “Il Giorno”, “L’indipendente”, attualmente scrive per “Repubblica” , “L’espresso”, “Micromega” e “L’Unità “. Proprio quest’ultima ospita la fortunata rubrica “Bananas”, curata proprio dall’autore e di cui questo volume raccoglie un’ampia scelta. Travaglio racconta con intelligente ironia le tragicomiche vicende della recente cronaca politica-giudiziaria. Tragica perchè non ci sarebbe proprio niente da ridere quando si va a leggere delle menzogne, degli opportunismi ed i voltafaccia tipici di questi politicanti dalla memoria corta. Sarà l’aria viziata del Parlamento a far mancare ossigeno al cervello, anche se è difficile crederlo visto che loro, al Parlamento, ci stanno ben poco.
Comica perchè, proprio per gli stessi motivi, non si può far altro che sbellicarsi dalle risate. Per lo più risate amare, ma pur sempre a pieni polmoni.

L’assolutamente documentato Travaglio ci apre gli occhi su strade adeguatamente nascoste e taciute dai circuiti d’informazione nazionale (o “legalmente riconosciuti” per dirla con le ultime simpatiche uscite parlamentari sul tema della censura di programmi televisivi) non tanto per paura di ritorsioni (il che sarebbe assolutamente legittimo in uno stato Democratico) bensì perchè alle dipendenze proprio del Capo dello Stato Democratico. Guarda un po’.
E quindi, sentenze alla mano, si svela l’iter giudiziario (a molti ancora, incredibilmente, ma verosimilmente sconosciuto) del Presidente del Consiglio, dei suoi amici di partito, degli ispiratori politici ex-militanti di DC e PSI, di fratelli, consociati, avvocati e quel simpatico “fattore” della villa di Arcore indagato per reati veniali come l’associazione mafiosa. Tutti indagati, imputati, condannati. E’ sempre stato difficile processarli magari, ma per fortuna ora c’è la legge Cirami che getta un bel colpo di spugna sui delinquenti e le noiose pratiche giudiziarie. Tutto diviene magicamente semplice, i processi ora si evitano “ante litteram” e si sta tutti allegramente a zonzo con istanze che vanno da Roma a Milano a Brescia eccetera eccetera eccetera… Si sa, i magistrati e i giudici non sono altro che un covo bolscevico ed è quindi giusto tenerseli ben lontani. Se non altro per salvaguardare i nostri bambini dalle loro mandibole.

Si citano spesso i giornali esteri che ci burlano in lungo e largo, ad esempio una rivistucola come il “New York Times” che si prende la briga di alzare dei seri e fondati dubbi sul conflitto d’interesse, la ricchezza, oppure come si è potuto leggere su un’altra testata, di indubbia matrice filo-sovietica, “The Economist” :”La nuova legge di Berlusconi sul falso in bilancio farebbe vergognare anche gli elettori di una Repubblica delle Banane (10 Agosto 2001). Ha ragione l’Economist ad usare il condizionale, perchè in Italia il termine vergogna prende accezioni totalmente differenti dal significato globalmente riconosciuto. Noi siamo occupati ad indignarsi per faccende ben più serie : per le bestemmie del Baffo in Tv o di Baggio che non va agli Europei, ad esempio.
Emblema della grossa considerazione che abbiamo all’estero è il reportage andato in onda famosa rete franco-tedesca Arte che si scomoda a prendere seriamente in considerazione il nostro paese e Governo capeggiato dal Premier più inquisito e processato dell’emisfero. Quando si menziona il lungo elenco delle fantascientifiche leggi varate negli ultimi 2 anni si è accennato dello sdegno, ma non preoccupatevi, è stato solo per un tentativo di censura oltre confine. La Francia fortunatamente pernacchia con garbo.
Tutto questo e molto di più sulle pagine di questo volume che dovrebbero avere tutti, anche i Berlusconisti accaniti, se non per aprire gli occhi per dare giustizia alla formula giornalistica “a dovere di cronaca”.

“In campagna elettorale Agnelli difese Berlusconi dai giornali stranieri:
< Devono smetterla di trattarci come una repubblica delle Banane >.
Aveva ragione : bisognava aspettare che il voto lo certificasse.
Adesso possiamo dirlo : siamo una repubblica delle banane”

(Daniele Luttazzi, giugno 2001)

“Agnelli ha detto che non siamo nella repubblica delle banane, però qualche banana in Italia c’è perchè avvengono cose veramente singolari”
(Indro Montanelli, 5 maggio 2001)

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Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.