Giardini di mirò – punk…not diet!

di SKA su Cultura il 28 Settembre 2004

Acqua nuova nei Giardini di Mirò. Scontate metafore naturalistiche a parte, il gruppo emiliano esce nel 2003 con la loro ultima fatica musicale (o perlomeno lo è nel periodo di questo scritto). “Punk…not diet”, è questo il titolo dell’album: improbabile quanto la copertina ad esso annessa, ma per molti tratti sconvolgente.

Innanzitutto per il cambio di rotta che in molti episodi di queste 9 tracce predigile maggiormente il protagonismo vocale a quello strumentale; non si può dire certo che il gruppo non ottenga egregi risultati, soprattutto ascoltando la doppietta iniziale con la splendida ed emotivamente interpretata da Alessando Raina “The swimming season” introdotta dal recitato di Ronnie James in “Too much static for a beguin”.

Intrecci di tromba, clarinetto e sax sono contenuti nella traccia come monito a quella critica spicciola che vorrebbe etichettarli come turisti della musica, artisti che prenderebbero spunto da generi e strumentazioni differenti per inserirle sommariamente in un unico prodotto finale, tanto per dimostrare proprio a quella critica di essere in grado di spaziare nell’universo musicale. Superficialità e presunzione sono i termini adatti a quel “popolino” che si spinge a dare conclusioni così comicamente vacue. I Giardini di Mirò sono pienamente consapevoli di cosa vanno a comporre e proporre, è tuttavia inammissibile pensare che un gruppo per essere artisticamente riconosciuto debba tristemente relegarsi (o essere relegato) dietro un’etichetta di genere o ricalcare le proprie orme, nonostante esse abbiano portato successo.

Per questo è un clamoroso errore paragonare a o aspettarsi un nuovo “The rise and fall of academic drifting”. La poliedria artistica e musicale dei GdM li porta a spaziare dal post-rock emozionale, al folk, al pop, a sprazzi di delicata elettronica per giungere ad un unico prodotto pensato nei dettagli e coerente in tutta la sua durata, nonostante le plurime contaminazioni. Non ci soffermeremo molto nella cronaca di ogni brano, perchè sarebbe operazione inutile e non renderebbe giustizia agli artisti; citeremo soltanto “Given Ground (Oops… Revolution On Your Pins)” perchè scelta come singolo in cui è la voce di Raina a dominare ancora con il sottofondo corale di Kaye Brewster e la sempre attraente chitarra noise. Abbiamo cercato di spogliare questa scarne righe da tutte le baggianate musicofile che vanno ad inventarsi i pseudo-esperti per dare al lettore una vaga linea descrittiva del disco, che non può comunque mancare nella discografia e nel bagaglio culturale e musicale di chi ascolta o fa musica.

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Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.