Blog come fossero caramelle
di SKA su Cose dette da altri il 11 Giugno 2013
C’era una riflessione giornalistico/editoriale che mi ruzzolava in testa un po’ di tempo fa, ma era uno di quei pensieri che se ne stanno lì per settimane senza prendere mai veramente corpo. A volte il corpo glielo danno altri, quindi tanto vale citarli e linkarli.
La riflessione verte sull’editoria online e su questa strana tendenza che hanno preso i quotidiani online di affidare rubriche – spesso a-tematiche – a persone e chiamarle blog: a volte famose, ma senza talento per la scrittura. A volte sconosciute e con un grande talento per la scrittura. A volte con entrambe le qualità, a volte senza entrambe. Insomma, avete capito. L’unico comune denominatore è che, di solito, scrivono gratis. Una rincorsa a copiare il modello Huffington Post, ma in salsa italiana.
Ecco, quella roba lì, i blog di centinaia di autori come succede al Fatto Quotidiano (ma anche a l’Unità, al Post, a Linkiesta ecc…) molto semplicemente non sono blog.
Però lo spiega meglio Leonardo nell’articolo “I blog del Fatto non esistono”. E spoilero pure la chiusa (però leggete pure il resto).
Non esistono blog del Fatto, o blog dell’Unità, o blog di altre testate giornalistiche. Esistono pagine web del Fatto, articoli del Fatto. I lettori non notano la differenza, e fanno benissimo a non notarla. L’unica differenza importante è tra fatto vero e cazzata. Un quotidiano che lascia libero accesso a collaboratori, e che non controlla le potenziali cazzate, ha evidentemente deciso di privilegiare un certo tipo di quantità su un certo tipo di qualità. Magari per ora ha ragione. Io spero che il tempo gli darà torto.