Chi ha tradito la meritocrazia – Il Trend illiberale
di SKA su Cose dette da altri, Notizie Commentate il 25 Gennaio 2019
Nella meritocrazia sarebbe il talento a determinare la posizione sociale. Ma le cose non vanno proprio così, nel tempo. L’applicazione del principio meritocratico alla società garantisce, infatti, in un mondo in cui gli individui nascono ineguali, che ciascuno possa acquisire nella vita una posizione proporzionale alle proprie capacità, indipendentemente dalle origini sociali.
Fu Michael Young, sociologo e attivista politico inglese, autore del manifesto che nel 1945 portò al successo elettorale il partito laburista, ad inventare questo termine nel suo libro The Rise of Meritocracy (L’avvento della meritocrazia): un saggio satirico (o distopia), pubblicato nel 1958, in cui Young immagina e analizza l’affermarsi in Gran Bretagna nel 2033 di una società meritocratica, in cui non soltanto ognuno ha ciò che si merita, ma dove la meritocrazia diventa una vera e propria forma di governo: “non una aristocrazia di sangue, non una plutocrazia della ricchezza, ma una vera meritocrazia dell’ingegno”.
Il racconto di Young si svolge nel corso di un secolo e mezzo, durante il quale l’uguaglianza delle opportunità di partenza (un punto su cui Young per tutta la vita si spese con il suo impegno politico e intellettuale) viene garantita in Gran Bretagna grazie all’introduzione di alcune riforme, in particolare nell’ambito dell’istruzione.
Nella società meritocratica di Young, l’accesso all’educazione superiore di qualità avviene sulla base di selezioni mirate, che misurano il quoziente intellettivo, e gli insegnanti scelgono quei giovani da avviare alla carriera di dirigente. La selezione scientifica si applica anche al settore dell’industria, dove la promozione per merito sostituisce la promozione per anzianità.
Così si formano le migliori élite di funzionari pubblici, medici, fisici, psicologi, chimici, dirigenti aziendali e critici musicali. E, in questa comunità immaginaria, è vero che la divisione fra classi appare più netta, ma dal momento che la stratificazione sociale poggia sul principio del merito accettato a tutti i livelli della società, le classi inferiori non hanno una propria ideologia in conflitto con l’ethos della società e non negano il diritto delle classi superiori alla loro posizione.
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