La violenza contro i giornalisti (2014)

di SKA su ControInformazione il 7 Gennaio 2015

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Sessantasei giornalisti uccisi (cui devono essere aggiunti 19 citizen-journalists e 11 tra operatori e tecnici), 119 rapiti, 40 ancora in ostaggio, 853 arrestati, 178 processati e condannati, 1846 minacciati o aggrediti, 139 costretti a lasciare il loro paese. Il rapporto di Reporter senza frontiere sugli attacchi alla libertà d’informazione nel 2014 racconta un ennesimo anno nero per i giornalisti. Il totale di quelli assassinati negli ultimi 10 anni è arrivato a 720. L’organizzazione non governativa per la libertà di stampa segnala con preoccupazione i metodi barbari di uccisione (come la decapitazione di James Foley e di altri suoi colleghi, non occidentali e per questo sconosciuti), l’aumento dei rapimenti (più 17 per cento rispetto al 2013) e il raddoppio del numero dei giornalisti costretti all’esilio a causa delle ripetute minacce.

Il maggior numero di uccisioni di giornalisti è avvenuto in Siria (15, quasi un quarto del totale). Seguono Gaza (7), Ucraina (6), Iraq e Libia (4). Sei giornaliste sono state uccise in Afghanistan, Egitto, Filippine, Iraq, Messico e Repubblica Centrafricana. Tra i luoghi dove, secondo Reporter senza frontiere, è più pericoloso esercitare la professione giornalistica figurano i territori di Iraq e Siria controllati dallo Stato Islamico, la Libia orientale (da cui sono dovuti scappare 43 giornalisti), la regione del Belucistan in Pakistan, quelle di Donetsk e Luhansk nell’Ucraina dell’est (215 giornalisti minacciati o aggrediti, tanto dai separatisti quanto dalle forze governative, e 47 arrestati) e il dipartimento di Antioquia in Colombia. Quanto alle minacce o alle aggressioni, ve ne sono state anche 134 in Venezuela e 117 in Turchia. La Cina continua a essere il paese col maggior numero di giornalisti in carcere (29), seguita da Eritrea (28), Iran (19), Egitto (16) e Siria (13).

(Riccardo Noury, Corriere.it )

Leggi qui il rapporto completo di Reporter Without Borders

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Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.