Dichiaro quanto segue: siete dei fessi

di SKA su ControInformazione il 20 Ottobre 2012

Avevo scritto un titolo molto più garbato inizialmente, ma alla fine non ho resistito. Non me ne vogliano coloro i quali – in maniera sincera, ma ingenua – credono un po’ a tutto ciò che gli viene proposto ed agiscono senza pensare. Nell’era dell’iper-informazione e di Facebook il classico passaparola da bar, la leggenda metropolitana che diventa realtà raccontata al liceo, vengono sostituiti dalle bacheche altrui.

Continua a circolare – da mesi ormai – un messaggio ben scritto, con una finta infarinatura normativa e fornendo una buona dose di carica emotivo-revanchista per creduloni e complottisti dell’ultimo minuto. L’avrete visto (o scritto, quindi mi rivolgo a voi) molte volte in queste ultime settimane e recita queste parole:

“Dichiaro quanto segue: Qualsiasi persona o ente o agente o agenzia di qualsiasi governo, struttura governativa o privata, utilizzando o il monitoraggio di questo sito o qualsiasi dei suoi siti associati, non ha il mio permesso di utilizzare informazioni sul mio profilo, o qualsiasi parte del suo contenuto compaia nel presente, compreso ma non limitato alle mie foto, o commenti sulle mie foto o qualsiasi altra «immagine» pubblicata nel mio profilo o diario. Sono informato che a tali strutture è strettamente proibito divulgare, copiare, distribuire, diffondere o raccogliere informazioni o intraprendere qualsiasi altra azione riguardante o contro di me tramite questo profilo e il contenuto dello stesso. Divieti precedenti si applicano anche ai dipendenti, stagisti, agenti o qualsiasi personale sotto la direzione o il controllo di dette entità. Il contenuto di questo profilo è privato e le informazioni in esso contenute sono riservate al circolo di persone alle quali esso è destinato. La violazione della mia privacy è punita dalla legge. UCC – 1 – 308 – 1-103. Facebook è ora un’entità quotata in borsa. Tutti sono incoraggiati a pubblicare un bando come questo, o se preferite, è possibile copiare e incollare questa versione. Non pubblicare tale dichiarazione almeno una volta, indirettamente permette l’uso di oggetti quali immagini e informazioni nei vostri aggiornamenti di stato pubblici.”

Ne girano alcune versioni, all’incirca con le stesse parole, anche se negli ultimi giorni alcuni utenti arrivati “in ritardo” ne stanno privilegiando quella con dei fastidiosissimi MAIUSCOLI, che dovrebbero rimarcare con ancora più forza a Facebook che NON POSSONO privarci della NOSTRA privacy. Un modo per sommare fastidio su fastidio.

Basterebbe fare un paio di ricerche in rete – quindi uscire da Facebook e godere dei miliardi di altre pagine esistenti sul web – per trovare chi ne ha già parlato, capire la bufala ed evitarvi brutte figure coi vostri amici.

Il gioco che vorrei fare però è un altro. Provare per qualche minuto a prendere sul serio il testo, analizzarlo e sbugiardarlo su basi concrete.Internet, serious business.

Partiamo dalla legge citata. La UCC – 1 – 308 – 1-103 esiste (Uniform Commercial Code), ma con la privacy o con il social networking non ha veramente nulla a che fare. Lo UCC è una delle leggi modello, nello specifico un modello di legge in materia di contratti commerciali, disciplina il contratto di vendita, della garanzia per il bene venduto, dell’agenzia e del contratto d’appalto.

In aggiunta: si tratta di una legge statunitense e – anche volendo – non può essere applicata in Italia. Volendo parlare di proprietà intellettuale, quella di una immagine o di un testo nasce con la creazione del prodotto stesso. In Italia è la Siae (fino ad oggi in esclusiva) a garantire la tutela del diritto di copia, che è, come ogni altro diritto di proprietà, cedibile: pubblicando testi, immagini o altri contenuti su Facebook, il diritto di copia viene ceduto al social network, come da contratto, diventando de facto di sua proprietà (perlomeno fino a quando non sarà il singolo utente a volerli rimuovere assieme al proprio profilo). Qualche informazione in più sul dove vanno a finire e come vengono utilizzati i nostri dati in Facebook.

Vero anche il presupposto di Facebook che è diventata una società quotata in borsa (publicly traded company), come sanno anche i sassi, ma non ci sono stati radicali cambiamenti sul come la società utilizzi o tratti i dati personali degli utenti. La società è sempre all’opera per fare dei ritocchi sulle Terms and Conditions che ogni utente accetta spontaneamente all’iscrizione e/o restando iscritti al social network, ma è anche costretta per legge ad informare ogni volta che avvengono modifiche rilevanti nella normativa generale, privacy e trattamento dei dati.

La considerazione viene da sé: può uno status scritto dentro Facebook – con nessuna natura legale – fornire un qualche tipo di immunità nei confronti della società? No. Non è un magico talismano legale o uno scudo protettivo.
Per gli amanti dell’esoterico e del fantascientifico però c’è chi vi può fornire spiegazioni alternative. Circolano queste singolari teorie ultra-complottiste che disegnano gli utenti come “cavie da laboratorio”, vittime di armi di distrazioni di massa, controllo totale da parte di super-esperti del marketing che ci usano come burattini. Questo del post in bacheca sarebbe soltanto uno degli esperimenti di cui saremmo vittime (sic). Anche qua, ognuno è libero di credere in ciò che ritiene opportuno. Il Vaticano si basa sugli stessi princìpi.

Ritornando al punto e con un Repetita iuvant: quando vi iscrivete a Facebook (o per estensione qualsiasi altro servizio web) ne accettate esplicitamente anche i termini e le condizioni, che includono anche la normativa sulla privacy e l’utilizzo dei dati. Un vostro status privato non cambia in alcun modo l’accettazione iniziale.
Se non accettate le condizioni del servizio l’unica vera azione che potete mettere in atto per la tutela dei vostri dati è andare qui.

(N.B. Ironico il fatto che Facebook in primis ha avviato un’iniziativa volta ad informare gli utenti sulle proposte di modifica della governance e al contempo farli partecipare attivamente per sottoporre o votare per accettare o meno le modifiche in atto.)

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4 Commenti a “Dichiaro quanto segue: siete dei fessi”

  1. Commenti Guest

    Per me il fesso più grande sei tu! Ti attieni a regole fatte da chi delinque da decenni dichiarandole leggi..! Comew caXXo fai a parlare di legge, quando sono anni che Grillo (Beppe) dimostra pubblicamente che vige una dittatura? Io l’ho denominata dittatura silenziosa, perché non si fa sentire, ma colpisce tutti a solo vantaggio di una casta di parassiti.
    Facebook? E che è? Un libro in faccia? Vedi che ci sei caduto come un pollo? Sai cosa vuol dire schedatura? E sai cosa è il New World Order?
    Prima di dare del fesso a chi non conosci, guardati allo specchio e accertati che non sia di legno!

  2. Commenti SKA → http://www.terzoocchio.org/

    Ti ringrazio del commento “Guest” proveniente da Facebook.
    Prevedevo la reazione smodata di qualcuno, anche se dovrei informare i lettori che non sono io a fare le leggi. Il punto è proprio questo: se non si accettano delle leggi fatte dai governi, non è sicuramente Facebook il luogo adatto per combatterle 🙂

  3. Commenti kagemitsu

    Grazie, non avrei saputo spiegarlo meglio. Ora lo spammo a tutti quei fessi dei miei “amici” su FB. 😛

  4. Commenti Grazia/Patricia → https://www.facebook.com/graziasant?fref=ts

    GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE <3

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Giornalista, web designer e pubblicitario. Da blog di protesta negli anni in cui i blog andavano di moda, questo spazio è diventato col tempo uno spazio di riflessione e condivisione. Per continuare a porsi le giuste domande ed informare se stessi.